Ciao, bentornato su Technicismi! Sono settimane ricche di eventi: martedì sera sono stato alla presentazione di Startup Africa, l’associazione co-fondata dal mio collega Paolo. Sabato invece ci sarà la terza edizione dell’Italian Startup Network a Torino e martedì 17/5 la pitch competition di Startup Pack. Ah, e Will sta organizzando un hackton a Bari sul tema dello skill mismatch. Le iscrizioni sono ancora aperte: puoi candidarti qui!
Ora partiamo con i technicismi della settimana: settimana ricchissima!
- Riccardo
🚀 La storia della settimana
È la fine della DeFi? 💸
E alla fine è successo. Il mio portafoglio crypto si è praticamente dimezzato in un paio di giorni.
In questi ultimi mesi, in effetti, abbiamo assistendo ad una continua contrazione dei valori di praticamente tutte le più grandi crypto anche a causa dell'aumento dell'inflazione, di una politica monetaria più restrittiva per combatterla, della crisi ucraina e pure della preoccupazione per i nuovi lockdown cinesi. Negli ultimi due giorni, però, le cose si sono fatte drammatiche. In particolare è successa una cosa che potrebbe avere un fortissimo impatto sull’intero ecosistema blockchain: una sorta di “attacco” ai danni di Luna, uno dei progetti DeFi più promettenti (la DeFi è una delle grandi applicazioni della blockchain: è un sistema finanziario che non si basa su intermediari come banche o broker ma sugli smart contract abilitati della tecnologia blockchain).
Proviamo a spiegare quindi cosa è successo. $UST è una criptovaluta creata dall’azienda Luna e definita “stablecoin” perché il suo valore (almeno in teoria) è sempre $1. Per poter mantenere il valore stabile anche in momenti in cui la domanda è molto bassa, Luna ha grandi riserve di altre criptovalute che all’occorrenza possono essere vendute per trovare nuova liquidità.
Nei giorni scorsi, però, pare che un grosso fondo di investimento abbia messo in piedi una geniale operazione finanziaria che ha messo a repentaglio questo sistema. Il fondo (in questo ore si pensa sia stato Citadel, nonostante loro abbiano negato), ha aperto una posizione ribassista nei confronti di bitcoin per circa $4.2 miliardi. Più il bitcoin scende, più loro guadagnano. Allo stesso tempo, pare abbia anche comprato 1 miliardo di $UST di cui circa 1/3 è stato quasi subito rivenduto sul mercato, causando una riduzione, seppure minima, del suo prezzo sotto $1 (a circa $0.972).
Ma tutto questo, ovviamente, non avrebbe senso: perché il fondo dovrebbe vendere $UST, che ha comprato a $1, a $0.972 l’uno?
Qui arriva la parte geniale: la vendita di $UST da parte del fondo ha costretto Luna a trovare nuova liquidità per mantenere stabile il prezzo di $UST. Di conseguenza Luna ha venduto parte delle sue riserve di bitcoin. Ma questo, a sua volta, ha fatto calare il prezzo di bitcoin facendo guadagnare il fondo che, come abbiamo detto, aveva precedentemente aperto una grandissima posizione ribassista. Luna ha provato a mantenere i nervi saldi ma la pressione derivante dalla vendita di così grandi quantità di $UST ha completamente prosciugato le sue riserve e quindi mandato all’aria il sofisticato progetto alla base di questa stablecoin. Do Kwon, il founder dell’azienda, ha cercato di tranquillizzare gli utenti ma ormai il pasticcio era fatto. $LUNA, la criptovaluta dell’azienda, è passata in poche ore da un prezzo di $85 a $0.01, praticamente perdendo tutto il suo valore. E indovina chi aveva una larga percentuale del suo portafoglio crypto allocata in $LUNA?
Ma al di là del valore della singola criptovaluta (o delle mie perdite in questa settimana da dimenticare), questa vicenda potrebbe rappresentare un forte segnale sulla fragilità delle stablecoin e, più in generale, della DeFi. Le stablecoin da tempo sono entrate nel mirino delle autorità regolatorie, in particolare quelle statunitensi, che le considerano un rischio per il sistema finanziario e l'economia in generale.
Sarà stato questo il colpo di grazia?
📈 Il grafico della settimana
Probabilmente è stato il tuo fedele compagno in un viaggio o, ancora meglio, in una gita scolastica. Per me è stato il primo dispositivo tech (e il primo dispositivo Apple) che ho mai avuto. Ma questa settimana Apple ha annunciato che la sua produzione è stata definitivamente interrotta.
L’iPod fu presentato da Steve Jobs nel 2001 e, dal suo ritorno in Apple, era il primo vero prodotto (destinato al grande pubblico) che avrebbe potuto fare davvero la differenza. Per l’epoca rappresentava qualcosa di rivoluzionario: un lettore MP3 completamente bianco (a differenza della concorrenza che aveva fino ad allora prodotto solo dispositivi grigiastri), in grado di riprodurre 1000 canzoni (il claim era proprio “1000 songs in your pocket”) e con un iconica rotella cliccabile al centro per muoversi tra i contenuti.
Il dispositivo, uscito dal team di progettazione guidato da Tony Fadell, non fu un successo, considerato un oggetto sofisticato per ricchi. Ma dopo pochi mesi, con l’apertura anche agli utenti Windows (a cui, qualche mese prima, era stata anche fornita una versione dedicata di iTunes) le vendite cominciarono a volare. Nel giro di 4 anni passò dal rappresentare il 2% dei ricavi totali di Apple al 40% e presto furono lanciate 3 nuove versioni: il “Mini”, il “Nano” e quella senza schermo “Shuffle”.
L’iPod fu anche fondamentale per la creazione dell’iPhone (il cui primo prototipo aveva proprio la stessa iconica rotella tipica dell’iPod. Fortunatamente quell’idea fu abbandonata per una versione più minimale e completamente touchscreen).
Ma con l’introduzione dell’iPhone nel 2007 e l’improvvisa crescita dello streaming musicale (grazie a servizi come Spotify, che fu fondato nel 2006), il ruolo dell’iPod diventò sempre più marginale.
Poi, nel 2016, un anno dopo aver deciso di non fornire più i dati relativi alle vendite di iPod (e un anno prima che, per la prima volta nella storia i ricavi da streaming musicale superassero quelli da supporti fisici), Apple “reinventò” l’iPod sotto forma di cuffie senza fili: le AirPods.
L’eredità di iPod, quindi, vive ancora. Il dispositivo, in ogni caso, ha avuto un ruolo fondamentale nello spingere Apple all’interno del settore della musica capitalizzando su iTunes prima e Apple Music poi (che, ad inizio 2021, era la seconda piattaforma di streaming musicale più utilizzata, con il 16% di quota di mercato). Ma la musica, per Apple, ha anche rappresentato l’ingresso nel settore sei servizi (che nel 2013 valeva per l’azienda “solo” $3.7 miliardi e che invece, nel 2022, avevano quasi toccato i $20 miliardi).
E forse tutto questo Steve Jobs non se lo sarebbe mai immaginato. Lui che nel 2003, in un’intervista a Rolling Stones, disse: “il modello in abbonamento per l’acquisto di musica non potrà mai avere successo”.
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Durante la conferenza Google I/O di mercoledì sono stati presentati i nuovi smartphone Pixel 6A, il Pixel Watch e il Pixel 7. Per un’analisi sui nuovi dispositivi ti consiglio l’ottimo video di Breccia
Elon Musk ha presentato un pitch deck ai nuovi investitori che lo sosterranno nella sua avventura in Twitter. Gli obiettivi? Quintuplicare i ricavi a $26,4mld dimezzando la dipendenza dalla pubblicità (introducendo un modello in abbonamento e un sistema di pagamenti/mance interno), raggiungere 931 milioni di utenti e superare gli 11.000 dipendenti. Tutto entro il 2028, anno in cui l’azienda verrà (ri)quotata in Borsa. Ah, Musk ha anche dichiarato di voler revocare la sospensione di Trump da Twitter e ha definito il ban "moralmente sbagliato" e "assolutamente stupido".
Apple, Google e Microsoft hanno annunciato un nuovo sistema per accedere alle loro piattaforme senza password
Anche Instagram c’è cascata: sono arrivati gli NFT (come parte di una strategia per aumentare le possibilità di monetizzazione dei creators)
AirBnb ha annunciato grandi novità per la sua app: le categorie di alloggi, AirCover (l’assicurazione sui viaggi), e la possibilità di prenotare due alloggi per un unico soggiorno (nel caso in cui questo sia superiore alla settimana)
Netflix prevede di lanciare il nuovo abbonamento che supporta la pubblicità già entro la fine del 2022.
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