Hey, il finale di Succession è stato in-cre-di-bi-le. L’ho già detto la settimana scorsa ma devo ripeterlo anche oggi: probabilmente è la serie più completa e complessa (dal punto di vista dei temi trattati e delle personalità dei protagonisti) che abbia mai visto!
Ah,
che era mega fan della serie come me, mi ha segnalato questo articolo stupendo del Financial Times che fa i conti in tasca ai Roy e alla Waystar (o almeno ci prova).Mentre James Gorman, il CEO di Morgan Stanley (nella vita reale), nel scegliere i suoi tre potenziali successori, ha dichiarato “I definitely have no plans to go out like Logan Roy”. Che crossover incredibile (e che mito assoluto).
Ora cominciamo con i Technicismi della settimana! E se questa newsletter ti piace puoi lasciare un like premendo il cuoricino qui sopra :)
- Riccardo
🔥 La storia della settimana
Sono anni ormai che i social media raccontano lo shopping come la loro “next big thing”. L’esperienza, però, non è mai stata ottimale: dopo aver cliccato un link, le piattaforme normalmente ti reindirizzavano ad un sito esterno sul quale era necessario trovare i prodotti giusti, aggiungerli al carrello, inserire i dati della carta di credito e della spedizione e fare il check out. Un funnel complicato, non ottimale né per l’utente né per il social. E nemmeno per le aziende che spesso devono pagare cifre altissime per l’advertisement.
Questo è il motivo per cui i principali social media negli anni hanno annunciato nuove funzioni di shopping in-app. Instagram, per esempio, nel 2019 ha inserito la tab “Shop” nella nav bar e Snapchat sono anni che sta sviluppando esperienze in realtà aumentata per poter, per esempio, spingere i propri utenti a provare virtualmente dei capi prima di acquistarli (direttamente sull’app).
In effetti i social sono sempre di più un luogo dove si cercano ispirazioni. Per esempio, i video di TikTok sono diventati un importante driver di vendita per molti brand e, secondo marketingcharts.com, per il 39% dei GenZ i video di TikTok sono il driver più importante che porta ad un “acquisto d’impulso” (ad oggi, però, dopo aver visto un video virale gli utenti cercano il prodotto su Google e lo acquistano da un’altra parte).
TikTok ora ha l’obiettivo di cambiare questa abitudine e sembra essere una delle prime piattaforme a creare un’esperienza di acquisto totalmente integrata nell’app anche al di fuori della Cina, dove queste funzioni sono già attive da tempo. Nelle ultime settimane, la piattaforma ha infatti rilasciato in beta per alcuni utenti delle sorte di “vetrine” (simili a quelle di Instagram) e un programma di referral per i creator. I brand possono quindi creare dei negozi all'interno di TikTok dove gli utenti sfogliano gli articoli, vedono le recensioni e fanno il checkout senza lasciare l'app. E i creatori possono guadagnare una commissione raccomandando i prodotti nei loro video.
Da questo punto di vista, TikTok sembrerebbe quindi essere meglio posizionata rispetto a Instagram per poter lanciare queste funzioni di “social commerce”. E l’importanza delle nicchie sulla piattaforma, poi, renderebbe queste funzioni ancora più utili.
A quanto pare la piattaforma sta già spingendo i video con prodotti taggati e ha addirittura lanciato degli sconti dedicati, a proprio carico (come, per esempio, il 30% di sconto sul primo acquisto). È interessante però tenere presente anche questo altro grafico che indica come i video virali su TikTok, in realtà, siano sempre meno.
E quindi viene naturale chiedersi se sia arrivato (definitivamente) il social commerce anche in occidente o se, anche questa volta, risulterà in un esperimento fallito…
📈 I numeri della settimana
Uno dei primi post che ho scritto per Will metteva a confronto l’incredibile business delle AirPods di Apple con alcune delle più grandi aziende al mondo.
Questa settimana, Linas Beliūnas ha pubblicato un post simile molto interessante su come le AirPods, se fossero un business indipendente, potrebbero valere più di $300 miliardi (ed essere quindi una tra le 30 aziende più grandi del mondo per ricavi).
Il ragionamento è questo: nel 2022 Apple ha venduto 95 milioni di AirPods. Considerando un prezzo medio di vendita di $259, le cuffie potrebbero aver generato ad Apple $24,6 miliardi (con un margine del 50%, un profitto di $12,3 miliardi). Ora, per la valutazione applichiamo un multiplo di 25 e voilà: +$307 miliardi di capitalizzazione.
Chiaro, ovviamente le AirPods sono così profittevoli perché godono di alcune esternalità positive come il brand “Apple” e il fatto che siano un accessorio perfettamente integrato all’ecosistema iOS (Apple ha venduto più di 230 milioni di iPhone solo nel 2022).
Ma sono comunque numeri incredibili!
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🔥 Le news da non perdere
Lunedì sera durante l’inaugurazione del WWDC, la conferenza di Apple dedicata agli sviluppatori, l’azienda presenterà il Reality Pro, il suo nuovo visore per la realtà aumentata su cui lavora da più di 7 anni, probabilmente inaugurando un nuovo corso per l’azienda (e che, per qualcuno, potrebbe avere un impatto simile a quello di iPhone)
Nel frattempo, Meta ha appena presentato il Quest 3, un aggiornamento del proprio visore, ora con processori più potenti, un display migliorato e un design più sottile. Sarà una bella battaglia, considerando che, secondo il Wall Street Journal, un utente medio smette di usare il proprio visore dopo solo 6 mesi dall’acquisto…
Alibaba ha cominciato a rilasciare Tongyi Qianwen, il proprio competitor di ChatGPT. Intanto, però, il presidente Xi Jinping chiede un maggiore controllo dello Stato sull'intelligenza artificiale.
La scorsa settimana, Microsoft ha presentato Windows Copilot, una sorta di assistente virtuale integrato nel sistema operativo e che, dal video di presentazione, ha tutte le carte in regola per cambiare completamente la nostra esperienza con i computer. Pare che pure Microsoft abbia avuto la stessa impressione, dato che Satya Nadella, il CEO dell’azienda, ha annunciato che la metafora di Steve Jobs “il computer come bicicletta della mente” non è più valida. Ormai, con ChatGTP, il “computer è diventato la macchina a vapore della mente”
È successo di nuovo: il Center for AI Safety ha pubblicato una lettera (firmata dalle due più importanti aziende di AI, OpenAI e Google Deepmind), in cui si afferma che mitigare mitigare il rischio di estinzione degli umani a causa dell’AI dovrebbe essere una priorità globale
Contemporaneamente Sam Altman, CEO di OpenAI, ha incontrato i leader politici europei e alcune startup per parlare dell’importanza di un quadro normativo globale per governare l'AI, simile a quello del nucleare o delle biotecnologie. Nonostante abbia dichiarato che la sua azienda non ha intenzione di lasciare l’UE, ha comunque affermato che un certo tipo di normative potrebbero costringere OpenAI a chiudere i battenti qui in Europa (e, ovviamente, qualcuno l’ha vissuto come un ricatto)
🤔 Altre cose interessanti
Un long read di Matthew Ball (uno dei massimi esperti di metaverso) sulle più grandi scommesse delle aziende tech
I soliti consigli per l’estate di Bill Gates su libri, serie tv e, quest’anno, pure una playlist (che ho ascoltato scrivendo questo numero di Technicismi)
Un video di Johnny Harris che “smaschera” l’insider trading dei membri del Congresso USA
Per oggi è tutto, noi ci risentiamo la prossima settimana!
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