Ciao, rieccoci su Technicismi! Puntata che avevo in mente da un po’, sono felice di esserci finalmente riuscito. Come sempre, se la newsletter ti piace, droppa un cuoricino qui sopra. Se ti va di farmi sapere cosa ne pensi, sono felice di parlarne nei commenti qui sotto!
- Riccardo
🚀 The Update
Il Rabbit R1 era uno dei dispositivi più attesi dell’anno: esteticamente è meraviglioso (non è caso è stato disegnato da Teenage Engineering), è un cubetto arancione, ha un paio di bottoni analogici e uno schermo nero. Potrebbe sembrare uno smartphone (e in effetti secondo alcuni è molto, troppo simile a uno smartphone), ma è il software a fare tutta la differenza: non appena viene acceso, sullo schermo appare l’animazione di un coniglio, l’assistente artificiale e “intelligente” che ti ascolta, risponde alle due domande e ti guida nelle diverse azioni.
Il Rabbit R1, insieme all’AI Pin sviluppato da Humane, sono i primi due dispositivi davvero rilevanti che tentano di sostituirsi allo smartphone grazie ad un’esperienza d’uso completamente diversa basata sulla voce. L’esperienza dello smartphone continua a essere pressochè la stessa dall’arrivo dell’iPhone (nel 2007), valida ma non efficiente: i dispositivi sono sempre più grandi (seppure con schermi molto piccoli), pesanti (seppur sempre più leggeri), vanno ricordati in ogni momento, sono fragili, costano tanto etc…
E le grandi aziende tech se ne erano accorte più di 10 anni fa: Apple lanciò Siri, Amazon lanciò Alexa e Google il suo assistant. All’epoca erano tentativi di reimmaginare il modo in cui interagivamo con la tecnologia: non più attraverso uno schermo ma direttamente con la voce, dando indicazioni sulle azioni che volevamo compiere, le ricerche che volevamo fare, gli oggetti che volevamo comprare, etc
Da allora la tecnologia è avanzata, ma gli assistenti vocali rimangono per lo più un fallimento sia dal punto di vista dell’usabilità che da quello economico. Alexa, lanciata alla fine del 2014, era nata per permettere agli utenti di Amazon di avere sempre a portata di mano un assistente al quale chiedere di fare un ordine sulla loro piattaforma. Sei in cucina e ti manca il detersivo? “Alexa, compra il detersivo per piatti”. Ma le cose erano molto più complicate e la richiesta doveva essere naturalmente più precisa: quale detersivo vuoi? Di quale marca? Quante confezioni? E se poi ci fosse stato uno sconto su un’altra marca? O una promozione quantità? Ecco le cose non sono andate esattamente come immaginava Amazon e gli assistenti vocali dell’ecommerce sono in enorme perdita (nel 2022 Alexa avrebbe perso circa $10 miliardi).
Ora, Rabbit e Humane si stanno scontrando con queste stesse difficoltà e i loro dispositivi sono stati accolti con grande scetticismo. Le ragioni sono principalmente due.
Da un lato non siamo abituati a un’interazione spesso priva di reazioni da parte dell’assistente vocale. Compiendo un’azione sullo schermo di uno smartphone (che sia un’app da scaricare, un acquisto da portare a termine, un messaggio da scrivere) abbiamo sempre la prova visiva di ciò che sta accadendo in tempo reale. Con l’audio, invece, oltre alla difficoltà di dover dare indicazioni estremamente chiare (e quindi più dispendiose in termini di tempo rispetto a un veloce click sullo schermo) non abbiamo mai la certezza che la nostra richiesta venga esaudita nel modo esatto in cui la intendevamo.
La seconda ragione ne è la causa: la tecnologia non è (ancora) pronta. Nonostante Rabbit e Humane integrino intelligenze artificiali effettivamente più avanzate di quelle installate negli assistenti vocali, sono ancora molto acerbe: hanno tempi di risposta estremamente lunghi, continuano ad avere le allucinazioni e, soprattutto, sono limitati o non fanno quello che era stato promesso.
Reinventare lo smartphone oggi rappresenta il sacro graal della tecnologia. L’azienda (o le aziende) che riuscirà a immaginare un’esperienza d’uso diversa e più intuitiva, riuscirà a rubare il dominio del settore alle Big Tech come Apple (che su Siri continua a investire e che a breve annuncerà un importante upgrade in iOS18).
Ma soprattutto, riuscirà ad avere le chiavi della nostra attenzione (e dei nostri portafogli)!
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Rabbit ha presentato l’R1 di certo presto per quello che è il mercato dei dispositivi dotati di AI avanzata. Forse è il presentarlo come un “pocket companion” che ha suscitato dubbi. Il prezzo è Bassetto e il design bello. Che sia un flop benigno come l’Apple Lisa?