Hey, questa newsletter arriva in ritardo perché ho sbagliato a scriverla, editando un vecchio numero invece che creandone uno nuovo. Insomma, un casino gigante che però ora ho risolto. Grazie per la segnalazioni!
Oggi, quasi come ogni settimana, parliamo anche di AI. E, come dice Vox in un video sponsorizzato da Copilot, “We’re already using AI more then we realize”. Due considerazioni: a) utilizzo ancora troppo poco l’AI per scrivere questa newsletter e b) se sei Microsoft e vuoi sponsorizzare Technicismi trovi tutte le info qui.
E ora partiamo! Se la newsletter ti piace come al solito droppa un cuoricino qui sopra. Se ti va di farmi sapere cosa ne pensi, sono felice di parlarne nei commenti qui sotto!
- Riccardo
🚀 The Update
Prima di cominciare a scrivere questo pezzo ho cercato su Google “Innovation & Regulation in Europe”. Il primo risultato è il sito della Commissione Europea che titola “Ensuring EU legislation supports innovation”. Oggi questo è uno dei temi più importanti per l’Europa, che si trova di fronte a un grande dilemma: come può rimanere rilevante sulla scena globale salvaguardando i suoi valori fondamentali?
Questa settimana è entrato in vigore il Digital Markets Act, che regola il mercato per i cosiddetti Gatekeeper, cioè le aziende tecnologiche che negli ultimi tre anni hanno registrato un fatturato di almeno €7,5 miliardi e hanno almeno 45 milioni di utenti attivi ogni mese nell’EU. L'obiettivo è stimolare la concorrenza nel settore tech e rendere internet un posto più sicuro per gli utenti, “limitando lo strapotere delle piattaforme”.
Questo significa che, per esempio, da oggi su Google saranno mostrati più competitor quando si cercano voli o hotel, sarà più facile trasferire i propri dati ad altri servizi e si potranno utilizzare metodi di pagamento alternativi. Su iPhone si potranno installare App Store alternativi e si potranno scegliere altri browser predefiniti. Meta consentirà di messaggiare in altre app direttamente da WhatsApp e su Windows si potranno disinstallare le app predefinite.
Nella Silicon Valley, il Digital Markets Act è stato accolto con ansia. Le aziende e gli operatori lo vedono come un tentativo di resettare anni di decisioni tecniche e di progettazioni prese da product manager e ingegneri per vincere la concorrenza. Steven Sinofsky, ex grande manager in Microsoft, sostiene che il DMA possa addirittura portare a compromessi tecnici che non renderanno felici né le aziende né gli utenti. E neppure gli enti regolatori stessi.
L'UE ha storicamente utilizzato il suo potere normativo per la protezione dei diritti umani, della libertà, dell'uguaglianza, dello stato di diritto e della democrazia. Il mercato comune europeo è stato certamente una forza trainante per la crescita e la potenza dell'UE. Ma oggi, l’Europa è in ritardo rispetto agli Stati Uniti e alla Cina soprattutto nel settore dell’innovazione e queste normative, se si rivelassero troppo rigide (questa settimana Richard Waters titolava sull’FT “l’enorme esperimento di micromanagement dell’EU nel settore tech”), potrebbero potenzialmente rendere l'Europa un attore irrilevante.
Recentemente Cédric O, ex ministro francese, oggi public affair di MistralAI, una delle aziende di intelligenza artificiale più all’avanguardia nel mondo e uno dei pochi campioni europei, ha affermato che la nuova ondata di innovazione dell'IA rappresenta un'opportunità per le aziende europee di emergere come leader sulla scena tecnologica globale, e sarebbe un peccato perdere questa opportunità a causa di normative troppo rigide (in questo caso si riferiva all’AI Act europeo).
"Il problema principale per l'Europa non è la regolamentazione: il problema principale per l'Europa è che nel mondo digitale sono “i più grossi” a stabilire gli standard, e l'Europa non ne ha”.
Secondo molti, il risultato del DMA sarà la proliferazione di schermate di scelta e di caselle di consenso. Chiaro, questi sono rimedi che forse, adottati in una fase molto più precoce, avrebbero potuto impedire ai giganti tecnologici di stabilire le loro posizioni dominanti. Ora, la loro efficacia sarà tutta da dimostrare.
Ma in tutto questo non dimentichiamoci l’obiettivo. Quello che dovrebbe davvero fare l’Europa è concentrarsi su un altro aspetto: far emergere i campioni europei!
🔥 Le news della settimana
La scorsa settimana Elon Musk ha fatto causa a OpenAI per aver creato una unit for profit dell’organizzazione nata come no profit. Il tema principale sollevato da Musk, al netto del suo personale interesse, è la dimostrazione dell’esistenza di un escamotage che permette ad un’azienda di ricevere milioni di dollari in finanziamenti attraverso una struttura no profit (ricevendo quindi un trattamento fiscale privilegiato) utilizzandoli per lo sviluppo di una tecnologia che viene poi commercializzata da una unit for profit. Ne hanno parlato a lungo i besties su All In podcast.
L’azienda ha rilasciato un blog post “OpenAI e Sam Altman” in cui spiega la propria missione e riporta alcuni scambi di email tra i founder di OpenAI e Musk. Ne risulta che Musk fosse il primo a riconoscere la necessità di capitali enormi per portare a termine questa missione. E così propose due alternative: fondersi con Tesla o prendere lui il controllo. Dopo che il board di OpenAI respinse le sue richieste, Musk se ne andò, lasciando l’azienda in difficoltà e, da qui, nacque la partnership con Microsoft. Il problema alla base, però, rimane: l’azienda era nata per fare ricerca sull’AI a beneficio di tutta l’umanità (e per contrastare il monopolio di Google DeepMind). Ora, di fatto, sta concentrando tutto il potere su un altro soggetto, Microsoft!
Nel frattempo è terminata la review indipendente che era stata commissionata da OpenAI per fare chiarezza sulle ragioni che avevano portato al licenziamento di Sam Altman. Secondo il NYT, nei mesi precedenti, Mira Murati, la CTO dell’azienda, e Ilya Sutskever, il Chief Scientist, hanno avuto diversi colloqui con i membri del Board per condividere le preoccupazioni sullo stile di management di Altman. Un avvocato di Sutskever (che nel frattempo è uscito dai radar) ha definito queste affermazioni "categoricamente false". Lo stesso ha fatto Mira Murati direttamente su X
Il governo USA potrebbe colpire sferrare un colpo molto grosso a TikTok con il "Protecting Americans from Foreign Adversary Controlled Applications Act", una proposta che minaccia di bandire l'app se ByteDance non la cede a entità americane. Questa legislazione mira a contrastare i rischi per la sicurezza nazionale legati al controllo straniero di app di social media, ponendo TikTok sotto accusa per possibili spionaggi e influenze indebite. TikTok ha risposto inviando una notifica ai suoi 170 milioni di utenti americani a difesa della libertà di espressione. Ne parleremo sicuramente la prossima settimana!
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Interessante l'idea che l'UE dovrebbe fare emergere i campioni europei.
Ma se invece si trattasse di supportare la loro crescita?
I finanziamenti potrebbero non essere abbastanza perché poi deve esserci qualcuno che li spende bene (e col PNRR vediamo già che non proprio easy). Quale potrebbe essere una strada alternativa?
Potrebbe riguardare la creazione di un polo dedicato a tale ricerca, da cui poi sviluppare attività private. Una sorta di centro di formazione e incubatore di nuove realtà.
Ci tengo a precisare che io non sono esperto del tema, quindi mi chiedo anche: ha fatto qualcosa di simile in passato? Si può prendere ispirazione da qualcosa del passato o che è stato fatto altrove?