L'"Acquihiring" delle Big Tech, l'evoluzione della pubblicità e la corsa ai robot
E poi, i consigli della settimana
La scorsa settimana, per una serie di imprevisti, questa newsletter non è uscita. Ci rimango sempre molto male quando succede soprattutto perché Technicismi mi permette di rimanere aggiornato su tutto quello che succede: non pubblicarla significa rimanere “indietro”. Questa settimana abbiamo un po’ di cose da recuperare, quindi cominciamo subito!
- Riccardo
🔥 Highlight della settimana
In gergo tecnico si chiama acquihire: è l’acquisizione di un’azienda fatta soprattutto per il talento delle persone che ci lavorano. Ed è forse la chiave per capire cosa sta succedendo nel mondo dell’AI nelle ultime settimane. Mentre molte aziende tech stanno iniziando (di nuovo) a licenziare, da Google ad Amazon, gli ingegneri e i profili tecnici nel settore dell’intelligenza artificiale sono più richiesti che mai. Secondo Sam Altman, Zuckerberg sarebbe sempre più frustrato per non riuscire a colmare il gap con competitor come Google, OpenAI e Anthropic. E così, per attrarre i migliori, Meta starebbe offrendo un signing bonus da $100 milioni agli ingegneri disposti a lasciare OpenAI. Non è uno stipendio o un bonus legato alla performance: è solo l’incentivo per fare il salto…
E quando neanche i signing bonus funzionano si passa al livello successivo: comprare direttamente le aziende. Questa settimana, Meta ha messo a segno la sua acquisizione più importante dai tempi di WhatsApp: $14,3 miliardi per rilevare il 49% di ScaleAI, società specializzata nella categorizzazione dei dati usati per addestrare i modelli di AI. L’accordo prevede che Alexandr Wang, 28 anni, fondatore e CEO di ScaleAI, entri in Meta per guidare il nuovo Superintelligence Lab, riportando direttamente a Zuck…

E in effetti, era un trend che avevamo visto arrivare. Oggi praticamente tutte le Big Tech hanno partecipazioni in startup dell’intelligenza artificiale: in Anthropic, in Perplexity, in Cohere, in Mistral e, ovviamente, in OpenAI. Ed è proprio il rapporto tra OpenAI e il suo partner Microsoft a essere interessante: sembravano una coppia perfetta, due attori molto diversi ma con bisogni complementari (OpenAI aveva fame di capitali e infrastruttura; Microsoft cercava tecnologia di punta per rilanciarsi nell’AI). Ma ora, quella che era partita come una partnership strategica nel 2019, sembra arrivata al capolinea. I motivi principali sono tre:
Un rapporto sbilanciato. Microsoft non è solo un investitore: ha accesso completo alla proprietà intellettuale di OpenAI, è il suo fornitore esclusivo di potenza di calcolo e riceve il 20% delle sue entrate. Di fatto, è quasi una “proprietaria”.
La trasformazione di OpenAI. OpenAI vuole diventare una “public benefit company” a scopo di lucro. Ma non riesce a trovare un accordo con Microsoft su quale dovrebbe essere la sua quota nella nuova struttura (oggi ha il 49%).
Il caso Windsurf. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata l’acquisizione da parte di OpenAI di Windsurf, una startup che sviluppa AI per la generazione di codice. Microsoft, avendo accesso all’IP di OpenAI, ha teoricamente accesso anche alla tecnologia di Windsurf, che però compete direttamente con GitHub Copilot, un prodotto Microsoft.
Nel frattempo, Meta diversifica le sue mosse. Dopo anni di indiscrezioni, ha confermato che inizierà a monetizzare WhatsApp: pubblicità nella sezione “Aggiornamenti” e abbonamenti premium per i canali. Zuckerberg, che acquistò WhatsApp 11 anni fa per 19 miliardi di dollari, lo aveva detto chiaramente nel 2022, in un momento delicato per l’azienda: “Stiamo investendo in tantissima tecnologia e… non abbiamo ancora iniziato a monetizzare WhatsApp.” Ora quel momento è arrivato, e i numeri sono promettenti. Con 3 miliardi di utenti attivi al mese, la piattaforma potrebbe generare fino a $4 miliardi di ricavi già nel primo anno!
E rimanendo sul fronte pubblicitario, siamo nel mezzo di un altro stravolgimento. Secondo WPP, nel 2025 gli investimenti pubblicitari nei contenuti generati dai creator (circa $70 miliardi) supereranno, per la prima volta, quelli destinati ai media tradizionali (TV, giornali, radio e cinema) fermi a $65 miliardi.
È un passaggio storico: le istituzioni, le aziende e i brand tradizionali stanno perdendo credibilità e a guadagnarla sono i singoli creatori di contenuti. Succede nelle news, dove podcaster e YouTuber superano i media legacy in numeri e fiducia. Succede nel cinema, dove studi di produzione centenari sono sfidati da YouTuber come MrBeast. E succede anche in politica, dove i partiti contano meno dei singoli leader. People over brand.
Una notizia di cui si è parlato poco è il progetto “Crystal Land”, promosso da SoftBank. Masayoshi Son punta a costruire in Arizona un impianto da $1.000 miliardi per produrre chip e robot AI, in collaborazione con TSMC. Un’operazione mastodontica, che segna il prossimo grande passo dell’AI: renderla fisica, reale. Non solo software, ora è il tempo dei robot. E i primi segnali arrivano da quelli su quattro ruote: Tesla dovrebbe iniziare proprio questo weekend i primi (timidi) test dei suoi Robotaxi ad Austin. Intanto Waymo, di Alphabet, si prepara a lanciare il servizio a New York, una città chiave, dove Uber e Lyft controllano il 75% del mercato della mobilità.

Come diciamo spesso su Actually… il cambiamento arriva piano piano e poi ci travolge tutto d’un tratto!
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“No Rivals”, la storia di Peter Thiel e del suo Founders Fund [The Generalist]
“You are not ready”, tutto quello che potrebbe andare storto [Wired]
Raggiungeremo mai l’Artificial General Intelligence? [Financial Times]
Come l’AI sta cambiando internet [The Altantic]
Le stablecoin stanno entrando nel mainstream finanziario [Financial Times]
Big Tech is finally losing (?) [New York Times]
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La verità, vi prego, sulle stablecoin [Black Box]
Il ritorno di Adam Neumann [The Ben & Mark Show]
Il “caso” di Tesla [Unhedged]
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Eric Schmidt, ex CEO di Google, su come mantenere l’umanità in un’era tecnologica [Gstaad Guy Podcast]
Il primo episodio del podcast di OpenAI: Sam Altman sul futuro dell’AI [OpenAI]
Marco Ogliengo, CEO di JetHR, sull’ultimo round di investimento da $25milioni [TechDale]
I dirigenti Apple su cosa è andato storto con Siri, iOS 26 e molto altro [The Wall Street Journal]
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