Il futuro di Netflix (e dello streaming) 🍿
Quali sono le sfide più grandi per Netflix (e per il settore dello streaming) dopo il cambio ai vertici?
Ciao, questa settimana mi sono divertito davvero tanto a scrivere questo episodio: ho fatto un sacco di ricerca, ho letto una marea di articoli, ascoltato una quantità infinita di podcast e sono riuscito a costruire questa newsletter con più anticipo del solito. Era da molto tempo che non ero così soddisfatto prima di premere “invia”! Ah, se questa newsletter ti piace, puoi cliccare sul cuoricino qui sopra. Ora partiamo con i technicismi :)
- Riccardo
🔥 La storia della settimana
Quest’estate ho letto un libro che avevo nel cassetto da tanto tempo e che non ero mai riuscito ad aprire: “No Rules Rules”, l’unica regola è che non ci sono regole. È un libro scritto da Reed Hastings e che racchiude la cultura valoriale e racconta i primi anni dell’azienda che ha co-fondato: Netflix!
Il libro mi è tornato in mente martedì dopo aver letto un articolo mega interessante di Ben Thompson che racconta proprio le difficoltà che Netflix è riuscita a superare (e in particolare la lunga rivalità con Blockbuster, che le ha dato molti più grattacapi di come spesso la si racconta).
Oggi, ancora una volta, il settore (che non è più quello del “videonoleggio” ma è diventato quello dello streaming) si trova di fronte a nuove e immense sfide. E, a differenza di Disney, che per affrontarle ha richiamato il suo vecchio amministratore delegato Bob Iger, Netflix ha annunciato che Hastings lascerà la guida dell’azienda a due co-CEO, Ted Sarandos, Chief Content Officer, e Greg Peters, che supervisionava le attività di prodotto e pubblicitarie (lo sapevi che il tasso di successo delle aziende guidate da due co-CEOs è superiore a quello di aziende guidate da una sola persona?).
Sono tante le sfide che Sarandos e Peters dovranno affrontare nei prossimi mesi/anni:
Contesto macroeconomico. Nonostante ad oggi sia l’unica azienda redditizia del settore (e che genera un flusso di cassa positivo), Netflix deve fare i conti con il peggior anno dal 2011 in termini di crescita degli abbonati e un contesto macroeconomico all’orizzonte davvero imprevedibile.
Una concorrenza spietata. Il mercato è sempre più popolato di piattaforme disposte a spendere cifre assurde per nuovi contenuti originali (e per strappare a Netflix i diritti di alcuni show): la prima stagione degli Anelli del Potere, per esempio, è costata a Prime $715 milioni (se consideriamo il numero degli episodi, è il doppio di quello che Netflix ha speso per l’ultima stagione di Stranger Things). Senza considerare che per altre aziende il ritorno sugli investimenti è di gran lunga superiore (per esempio i contenuti di Disney+ sono anche monetizzabili all’interno dell’ecosistema Disney, dai parchi al merchandising).
Nuove insidie. Come se non bastasse, l’impero di Netflix è messo a seria prova dall’arrivo di nuove piattaforme di intrattenimento, come (guarda caso) TikTok, sulla cui piattaforma nel 2022 gli utenti trascorrevano più di 24 ore al mese. Un dato folle? Nel 2022 i ricavi pubblicitari di TikTok e Douyin (la versione cinese dell’app) sono stati di $31,7 miliardi. Nello stesso periodo, i ricavi TOTALI di Netflix sono stati di $31,6 miliardi. E se non bastasse, c’è di più: la spesa in contenuti originali di Netflix nel 2022 è stata di $17 miliardi. Quella di TikTok è stata pari a… $0 (TikTok non paga per i contenuti che popolano la sua piattaforma al netto di un “creator fund” da $200 milioni che ricompensa i migliori creator. Stiamo comunque parlando di $200 milioni contro $17 miliardi).
Ma nonostante tutte queste complessità, nell’intervista esclusiva a Bloomberg, i due nuovi amministratori delegati sono mega ottimisti:
Netflix è sempre stata in grado di innovare: quando i costi per ottenere i diritti degli shows sono aumentati, l’azienda ha cominciato produrre show originali (il primo fu House of Cards nel 2013).
Il numero di abbonati continuerà a crescere perché la domanda da parte degli utenti è ancora altissima. Come dicono loro “abbiamo sviluppato un'attività che non sta crescendo alla velocità che vorremmo, ma sta crescendo nelle tre cose che contano di più: engagement, ricavi e profitti”
Se fino a qualche anno fa la piattaforma puntava su contenuti “internazionali” che funzionassero in qualsiasi mercato, ora continuerà a concentrare gli investimenti su contenuti “locali”. Che paradossalmente sembrano essere poi apprezzati in tutto il mondo (altro dato folle: nel 2022 il 60% degli abbonati a Netflix ha guardato un contenuto coreano, tipo come Squid Game). (Per i piani di sviluppo futuri, ti segnalo anche questo articolo che racconta la nuova Head of Netflix Television, Bela Bajaria)
Insomma, i due nuovi capitani sembrano avere la situazione sotto controllo (nell’ultimo mese il valore delle azioni di Netflix è aumentato del 23%). Come dice il New York Times, il “cambio di guardia” potrebbe significare che il peggio è già passato.
Ma allo stesso modo, aggiungo io, potrebbe anche significare che le sfide più grandi sono all’orizzonte.
📈 Il grafico della settimana
Data.ai (App Annie) ha pubblicato il suo State of Mobile 2023, il report più completo sul mercato degli smartphone e sulla sua evoluzione. Ci sono un sacco di cose interessanti ma uno dei dati più strabilianti è il tempo trascorso sulle app social, che nel 2022 ha superato 2.000 miliardi di ore (il dato si riferisce ai soli smartphone Android) 🤯. Questa crescita è stata principalmente sostenuta dalle installazioni di nuove app che sono aumentate del 15% rispetto al 2021 (e addirittura del 25% in Cina). E parlando di social mi è venuto in mente questo Tweet molto interessante che avevo visto qualche tempo fa:
🔥 Le news da non perdere
Hindenburg Research, la società che “smaschera” aziende più o meno fraudolente (tipo Nikola), ha pubblicato un nuovo paper di accusa contro Adani Group, il colosso indiano fondato da Gautam Adani, il terzo uomo più ricco del mondo
Spotify è l’ultima grande azienda tech ad aver annunciato il licenziamento del 6% dei suoi dipendenti (circa 600 persone)
Google è stata accusata di abuso di posizione dominante. Mi chiedo quando queste accuse porteranno davvero a qualcosa…
Google ha anche altre preoccupazioni, tra cui la paura che l’Intelligenza artificiale generativa (come quella di ChatGPT) possa sostituire il suo motore di ricerca. Questa settimana sono stati richiamati Sergey Brin e Larry Page, i due fondatori (che da tempo non hanno più un ruolo operativo), e, quasi più per rassicurare se stessa che gli altri, l’azienda ha pubblicato un blog post in cui vengono elencati tutti i progetti legati all’AI su cui sta lavorando.
Più o meno nel mondo media un po’ tutti lo sapevano, ora però è stato confermato: TikTok ha una stanza dei bottoni attraverso i quali è possibile rendere virale qualsiasi contenuto, in maniera totalmente artificiale. Come ho sentito dire da qualcuno questa settimana: “tra tutti i modi in cui la Cina poteva affermare la sua egemonia sull’occidente, ha deciso di farlo rendendoci scemi a forza di guardare video virali di persone che puliscono le piscine”.
Infine, dopo due anni, Meta ripristinerà gli account Facebook e Instagram di Trump "nelle prossime settimane". La domanda ora è: “quanto durerà?”.
🤔 Altre cose interessanti
Un articolo di Andreessen Horowitz sulla centralizzazione delle piattaforme di AI generativa
L’arrivo di Musk ha causato più problemi di quelli che ci aspettava dentro Twitter. Il titolo dell’articolo parla da sè: “Extremely hardcore“
Il report sul settore startup italiano nel 2022 - di Growth Capital e Italian Tech Alliance
Un podcast con Yann LeCun, capo della divisione AI di Meta, che non è per niente impressionato da ChatGPT
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