Perchè lo Spotify Wrapped funziona così bene? 🎵
Le ragioni dietro il successo di Wrapped & tutti i numeri del Black Friday 2022
Hey, bentornato su Technicismi. Questa settimana Elon Musk ha deciso di prendersela con Apple e con la loro tassa del 30% su App Store (una crociata già portata avanti da Epic Games e Spotify). L’ultima volta che Musk ha attaccato così pesantemente un’azienda è finito per comprarsela (Twitter 👀)… Poi, all’improvviso, ha pubblicato un video direttamente dalla sede Apple, il problema sembra rientrato! Come ha scritto Ezra Klein, “Elon Musk Got Twitter Because He Gets Twitter”…
Noi ci risentiamo venerdì prossimo :)
- Riccardo
🔥 La storia della settimana
L’hai visto dappertutto, ci avrai tratto qualche ispirazione per un nuovo podcast da ascoltare e poi avrai maledetto tutte le pagine che hanno usato quello stesso design per farci dei meme.
Lo Spotify Wrapped è uno dei momenti più attesi dell’anno e lo è perchè in breve tempo è riuscito a diventare una delle campagne marketing più virali degli ultimi decenni.
Nel 2015 Spotify ha lanciato il “Your Year in Music”, una campagna che, oltre a riassumere l'anno appena trascorso da un punto di vista musicale, come le edizioni precedenti, mostrava l’attività di ogni utente all’interno dell’app nei precedenti 12 mesi.
La campagna ebbe da subito un fortissimo impatto e fu ricondivisa praticamente ovunque, provocando un effetto a cascata sui download e sul tempo trascorso all’interno dell’app. Il colpo di grazia lo diede una stagista che, al termine dei suoi mesi in Spotify, presentò una versione molto più interattiva e interamente dedicata all’utente, qualcosa che viveva sulle stories di Instagram, introdotte, casualmente, poco prima.
Il Wrapped, da un progetto di una stagista, diventa un fenomeno totalmente virale, a costo zero e con incredibili risultati. Un perfetto esempio di crescita guidata dal prodotto. Ma quali sono gli elementi che ne hanno decretato il successo?
Il formato: Spotify ha puntato sull’esperienza mobile. Inizialmente, infatti, Wrapped era accessibile solamente tramite il sito web di Spotify, oggi è tutto il contrario e Wrapped compare all’interno dell’app dei nostri smartphone, proponendoci anche delle visualizzazioni standard pronte per la condivisione sui social (cosa che per esempio Apple non fa)
Poi c’è il target: stimolare gli ascoltatori può avere un certo effetto ma sono gli artisti i veri influencer. 5 tra i primi 10 account più seguiti su Twitter e 8 dei primi 20 account più seguiti su Instagram appartengono, proprio, a musicisti. Creando l’Artist Wrapped, Spotify ha creato un contenuto altamente condivisibile e di grande valore anche per loro. Se Justin Bieber pubblica il proprio Wrapped, tu non lo fai? Win-Win.
I meme: si genera infatti un effetto a catena in cui sempre più persone condividono il proprio Wrapped e, quando c’è qualcosa di tendenza, ci sono, ovviamente, i meme. Come disse Elon Musk, “chi controlla i meme, controlla l’Universo”. Si, perchè i meme sono fondamentali per la FOMO, la Fear of Missing Out, cioè il timore di essere esclusi dai fenomeni sociali di cui tutti parlano. Dopo aver visto l’ennesima storia del wrapped, anche tu decidi di condividere le tue statistiche.
La competizione: l’ultimo elemento chiave di questa incredibile storia. Lo Spotify Wrapped gioca moltissimo sul senso di competizione e sulla voglia di apparire e raccontarci, ma lo fa con intelligenza, senza incentivi monetari ma giocando totalmente sui nostri istinti.
E tutto questo ha un due grandi effetti:
aumentano i download (nella prima settimana che ha seguito l’uscita del Wrapped 2020, i download dell’app sono aumentati del 21%)
aumenta il tempo trascorso sull’app, soprattutto tra i nuovi utenti acquisiti durante la campagna Wrapped che, in media, rimangono clienti più a lungo
Ma il Wrapped è fondamentale anche da un altro punto di vista. Spotify raccoglie una quantità infinita di dati sui suoi utenti durante tutto l’anno. Quest’attività di profilazione è spessa percepita negativamente e solo come un’intrusione nella nostra privacy. Wrapped invece dimostra che, se usati in maniera intelligente, i dati possono essere una grande opportunità per le aziende e, a volte, creare anche degli incredibili fenomeni culturali.
📈 Il grafico della settimana
Gli incredibili numeri di Shopify, vero campione del Black Friday di venerdì scorso (condivisi da Paolo Picazio, Country Manager Italia di Shopify):
💰 $7.5 miliardi di fatturato a livello globale, +19% rispetto al 2021. In Italia, invece, +29.5% 🚀
🛒 scontrino medio in Italia €83,83 (nel 2021 era stato €76,24)
🏙 Tra le città italiane, a registrare il maggior numero di ordini sono state le attività imprenditoriali con base a Milano, seguite da quelle a Roma e Torino.
👕 Tra le categorie merceologiche scelte dagli italiani, al primo posto troviamo abbigliamento e accessori, seguita da health & beauty, food & beverage, home & garden e media (libri, ebook, dvd, riviste, musica e così via).
📱 Acquisti da mobile in Italia al 71% (global è 73%)!
🌏 20% di acquisti effettuati all'estero (globalmente le vendite oltre i propri confini sono state il 15%).
Sono tante le ragioni per cui gli utenti hanno speso di più, tra cui l'inflazione (quest'anno gli acquirenti potrebbero aver speso di più per meno) ma la vera forza delle vendite online si basa probabilmente sulla convenienza e sul cambiamento delle abitudini dei consumatori
Oggi, soprattutto le generazioni più giovani, preferiscono sempre di più lo shopping online
Le vendite BOPIS (buy-online-pickup-in-store), popolari durante la pandemia, sono aumentate del 20%
Gli acquirenti aspettano giorni di grandi offerte come questo e, in un contesto di incertezza economica, si rifugiano sempre di più sulle nuove opzioni di pagamento flessibili, come il BNPL
🔥 Le news da non perdere
OpenAI ha sviluppato un bot che gioca a Minecraft dopo avergli dato in pasto 70.000 ore di video di gioco. Il bot ha sviluppato una nuova tecnica che potrebbe essere utilizzata per addestrare le macchine a svolgere un'ampia gamma di altri compiti, oggi ancora realizzati manualmente
È uscita la lista dei Forbes 30 Under 30 global e c’è già qualche errore. Per esempio, nonostante le notizie degli ultimi giorni, compare lo stesso Caroline Ellison, la co-CEO di Alameda, il fondo che ha causato il rovinoso fallimento dell’exchange crypto FTX. Di lei si scrive: "Ellison scrisse al padre professore del MIT un articolo di economia che analizzava i prezzi dei peluche quando aveva otto anni". Ops…
Le Big Tech stanno investendo sempre meno sull’hardware:
Secondo il New York Times, il piano di Amazon di licenziare circa 10.000 lavoratori si concentra principalmente sulla unit reponsabile dei dispositivi fisici come Kindle, Alexa (che quest’anno si appresta a perdere $10 miliardi), tablet Fire, Fire TV, Echo, Astro, Ring, Blink, Halo e Luna
La scorsa settimana i dirigenti di Meta hanno dichiarato che l’azienda sta chiudendo la piattaforma di display intelligenti Portal e i progetti di smartwatch
Google ha annullato il lancio del suo prossimo Pixelbook a settembre e ha eliminato il team che lo stava sviluppando.
Snap ha interrotto lo sviluppo del suo drone con fotocamera Pixy, annunciato lo scorso aprile.
Spotify ha interrotto lo sviluppo di Car Thing
🎞 Il libro della settimana
Quest’estate ho letto una delle più belle bibliografie di sempre: quella di Bob Iger, amministratore delegato di Disney tra il 2005 e il 2020, che nei suoi anni alla guida ha completamente il volto dell’azienda.
Sotto Iger, Disney ha concluso l’acquisizione di Pixar nel 2006 (le pagine del libro dedicate al rapporto con Steve Jobs, all’epoca a capo di Pixar, sono davvero ispiratrici), Marvel nel 2009, Lucasfilm nel 2012 e 21st Century Fox nel 2019, per poi concludere la sua esperienza dopo il lancio di Disney+.
Dopo la sua partenza nel 2020, lo ha succeduto Bob Chapek che però si è trovato di fronte un mercato che è cambiato repentinamente: nei primi mesi del suo mandato gli investitori chiedevano a Disney di essere un po’ più tech, di concentrarsi su Disney+ e investire oggi per avere grandi ritorni domani. E nonostante Chapek sia effettivamente riuscito nel suo obiettivo (oggi i tre servizi di streaming di Disney hanno più iscritti di Netflix), il contesto è cambiato e all’azienda ora viene richiesto un bilancio più solido e meno investimenti. Proprio per questa ragione, il consiglio di amministrazione ha ritenuto che Chapek non fosse in grado di gestire questa fase delicata e Iger, ultrasettantenne, è stato richiamato alla guida dell’azienda.
Insomma, tra qualche anno dovremo aggiungere un nuovo capitolo a quell’incredibile biografia…
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