Eccoci tornati su Technicismi. Si continua a parlare di Metaverso ovunque: anche Microsoft ha presentato la propria idea di “metaverso per aziende”, annunciando alcune nuove novità e aggiornamenti per Microsoft Teams tra cui Mesh, una piattaforma interattiva per esperienze virtuali nella quale saremo immersi tramite un avatar 3D. Ma se tutte queste aziende non avessero realmente capito cos’è, davvero, il metaverso? Ne parliamo qui sotto…
- Riccardo
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Il metaverso potrebbe essere diverso
McDonald’s vende intelligenza artificiale
Il metaverso potrebbe essere un “tempo” ⌛️
Zuckerberg, la settimana scorsa, ha definito il metaverso come uno spazio digitale. Questa settimana mi sono imbattuto in un thread di Twitter molto interessante nel quale si teorizzava che il metaverso potrebbe, in realtà, essere una dimensione completamente diversa da quella presentata.
Se invece che uno spazio fosse… un “tempo”?
Secondo Shaan Puri, il metaverso potrebbe infatti essere il momento nel quale la nostra vita digitale è talmente importante da superare la nostra vita fisica. Non è quindi una tecnologia o un dispositivo ma un “processo”, lento, iniziato più di 20 anni fa.
Oggi la maggior parte della nostra vita si svolge online: il nostro lavoro, le nostre amicizie e pure l’adolescenza di molti giovani è in parte gestita online. Le nostre identità sono su Internet: i filtri sono il nuovo make up. Le Stories sono il veicolo principale per trasmettere chi sei. E ora con le criptovalute, anche la tua “ricchezza” è online.
Fino a 50 anni fa la nostra attenzione era totalmente focalizzata sull’ambiente fisico. Poi sono arrivati i televisori, poi i computer e infine i cellulari che oggi assorbono almeno il 50% della nostra attenzione. E quando cominceremo ad utilizzare occhiali in VR, non sapremo più nemmeno distinguere la nostra vita reale da quella digitale.
Quello sarà il metaverso.
Certo, all’inizio non lo chiameremo così, ma quello sarà il preciso momento in cui la nostra vita virtuale diventerà più importante della nostra vita reale.
Non dobbiamo esserne spaventati: non sarà, necessariamente, negativo. Sarà la naturale evoluzione del nostro approccio alla tecnologia.
Sarà, solo, diverso!
McDonalds vende intelligenza artificiale o hamburger? 🍔
Tra i tanti fast food americani, ce n’è uno in particolare che nomino spesso all’interno di Technicismi. Si tratta di McDonald’s, azienda fondata 66 anni fa e che, in un modo o nell’altro, continua a rimanere sulla cresta dell’onda.
Questo perché l’azienda ha sempre puntato forte sull’innovazione (sin dalla giorno 0, quando fu ideato un sistema particolarmente efficiente ed innovativo per produrre hamburger e patatine in tempi record e in maniera standardizzata). Nel tempo, poi, la catena di Fast Food ha sempre investito in nuove tecnologie, in particolare negli ultimi due anni sotto la guida del CEO Chris Kempczinski, che ha imposto una vera e propria strategia di open innovation.
La catena di Fast Food aveva infatti cominciato ad acquisire tante startup tra cui Apprente, specializzata in ordinazioni vocali, Dynamic Yield, che consente di prendere decisioni automatiche basate sul machine learning e Plexure, un’app in grado di personalizzare l’esperienza di acquisto del cliente, e aveva anche lanciato un laboratorio di sperimentazione, il McD Tech Labs. Come annunciato dallo stesso Kempczinski, la strategia di acquisizione prevedeva poi l’individuazione di un partner strategico per scalare i progetti.
E questo è esattamente quello che è successo: questa settimana è stata annunciata la vendita della tecnologia AOT (Automated Order Taking) di McDonalds ad IBM, che già da tempo sta investendo moltissimo su una suite di strumenti di intelligenza artificiale (Watson).
Stiamo parlando di McDonalds che vende intelligenza artificiale ad IBM. Roba che, se l’avessi raccontata 20 anni fa, non ti avrebbe creduto nessuno. E invece è l’ennesimo segnale che il digitale, la tecnologia e l’innovazione riguardano tutte le aziende. Anche quelle che cucinano hamburger!
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