Hey, ma tu sai qual è stata l’emoji più utilizzata, nel mondo, nel 2021?
***suspance***
È la faccina che ride fino alle lacrime (che rappresenta più del 5% del traffico totale di emoji), seguita da ❤️ 🤣 👍 😭 🙏 😘 🥰 😍 😊 .
Ah, un’altra statistica interessante: le prime 100 emoji più utilizzate rappresentano l’82% del traffico totale di emoticon. Insomma, nonostante esistano 3663 emoji, tendiamo sempre a condividere le stesse. Evvabbè 🤷♂️
- Riccardo
🚀 L’approfondimento
E-commerce ovunque, anche su YouTube 🛒
Tra i 15 e il 22 Novembre, YouTube ha organizzato la “YouTube Holiday Stream and Shop”, una settimana di livestream nella quale brand e creators hanno rilasciato speciali offerte e nuovi prodotti.
Questa iniziativa testimonia l’enorme interesse di YouTube per l’ecommerce. D’altra parte, le Big Tech (e in particolare le piattaforme di social media) hanno dimostrato di credere che l’integrazione del commercio online alle loro piattaforme sia una grande opportunità per ampliare ulteriormente i propri business.
Ad oggi le entrate di YouTube sono per lo più rappresentate dalla pubblicità venduta prima, durante e dopo i video. Le revenues della piattaforma, nell’ultimo trimestre, sono state di 7,2 miliardi di dollari, di poco inferiori a quelle di Netflix. Il futuro, però, è molto incerto. Apple, con la sua nuova policy legata alla privacy potrebbe avere un forte impatto sulle vendite di pubblicità su YouTube. Inoltre, il ruolo di secondo motore di ricerca più utilizzato dopo “Google Search”, è in qualche modo messo a rischio dalla grande crescita di Amazon (si stima che il 63% delle ricerche di prodotti dei clienti statunitensi inizi direttamente su Amazon stessa). Per tale ragione, Alphabet ha recentemente stretto una "alleanza anti-Amazon" siglando delle importanti partnership con Square e Shopify.
In questo scenario il ruolo del live streaming sarà fondamentale. In Cina, lo scorso mese, un influencer conosciuto come "The Lipstick King" ha venduto 1,7 miliardi di dollari (sì, miliardi) di prodotti di bellezza durante un livestream di 12 ore (sì, 12 ore) su Alibaba. YouTube non vuole perdere l’opportunità: da tempo la piattaforma sta puntando sul live streaming, siglando delle esclusive con streamer di Twitch e rilasciando nuovi strumenti per le live. L’idea dell’integrazione dello shopping è quella di semplificare la vita degli utenti: se la statistica secondo la quale “l’87% degli utenti afferma di ottenere raccomandazioni sui prodotti quando acquista o naviga su YouTube” fosse vera, la piattaforma starebbe perdendo una grande occasione. Infatti, grazie alla possibilità di comprare prodotti sulla stessa piattaforma nella quale vengono ricercati i prodotti, YouTube creerebbe un’esperienza frictionless che, di conseguenza aumenterebbe il tempo speso in app dagli utenti, e, ovviamente, genererebbe un nuovo canale di revenues. Il mercato è comunque già piuttosto affollato: altri social media come Facebook, Snapchat, Instagram e TikTok stanno investendo moltissimo sulle livestream e sull’integrazione con moduli di shop in-app.
Qualche settimana fa, sul proprio blog ufficiale, Google contabilizzava l’impatto di YouTube sul PIL italiano nel 2020 in 190 milioni di euro. Inoltre, la piattaforma avrebbe contribuito a creare 15.000 posti di lavoro. Una cosa è certa: con l’integrazione dello shopping in-app, questi numeri sono destinati a crescere sempre di più!
📈 Il grafico della settimana
Mi affascina sempre leggere numeri e statistiche che cercano di raccontare quanto siano effettivamente grandi i “Big Tech”. Questa settimana, su Will, ho scritto un post che parlava dei guadagni dei colossi tecnologici in un minuto. Ieri, invece, mi sono imbattuto in un grafico che rappresenta la crescita della voce “Others” sul bilancio di Amazon (e che, secondo gli analisti, dovrebbe consistere per la maggior parte in ricavi pubblicitari).
Fa sorridere ripensare a quella frase di Jeff Bezos che nel 2009 disse “ads are the price you pay for a crappy product”. Fortunatamente, ad un certo punto ha cambiato idea e quella che un tempo era una business unit che non sarebbe mai dovuta esistere, oggi genera più di 30 miliardi di dollari all’anno (per intenderci, più del fatturato totale di Twitter degli ultimi 10 anni 🤯).
Tutto risale al 2005 quando, sotto la guida di Paul Kotas (un ex collega di Bezos ai tempi di DE Shaw) tentò di realizzare banner pubblicitari all’interno del sito. Nonostante quello specifico progetto fu abbandonato, poco dopo la piattaforma ci riprovò e, da lì, la crescita delle revenues legate alla pubblicità non si è mai arrestata.
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