Ciao, spero vada tutto alla grande! Oggi non ci perdiamo in chiacchiere, cominciamo subito con i technicismi della settimana.
Ah, e se ti va puoi girare questa mail ad un amico o condividerla sui social, ne sarei molto felice :)
- Riccardo
🚀 Le storie della settimana
Il futuro delle app social 📱
La scorsa settimana parlavo dell’annuncio di Instagram sull’imminente lancio di Subscription, un piano di abbonamento che permetterà agli utenti di accedere a contenuti esclusivi dei loro creator preferiti. Questa notizia è stata poi seguita dai primi test di TikTok, intenzionato a lanciare una soluzione simile.
È interessante notare come questi annunci stiano seguendo una generale tendenza dei social media (solo qualche mese fa, anche Twitter aveva introdotto i “$uper Follows”). Secondo alcuni siamo di fronte ai Social 2.0, l’evoluzione dei social media che ora danno la possibilità ai creator non solo di condividere i propri contenuto all’interno delle piattaforme, ma anche di guadagnare da questi. In realtà, già esistevano strumenti che permettevano di monetizzare i propri followers (Patreon e OnlyFans sono probabilmente i più conosciuti) e YouTube è da tempo che riconosce ai creator, sulla propria piattaforma, una percentuale dei ricavi pubblicitari.
Ma qui non stiamo solamente parlando di subscription: tutte le app stanno cambiando radicalmente permettendo ai creator di monetizzare direttamente in-app attraverso pagamenti diretti dai creator funds (ultimamente molto criticati perchè funzionano secondo un meccanismo per cui più la piattaforma diventa popolare meno il creator guadagna), mance virtuali e e-commerce in-app.
Sicuramente questi nuovi servizi sono nati da due esigenze: accontentare i nuovi protagonisti della “creator economy”, settore sempre più in crescita, e contrastare forme di guadagno alternative (come gli accordi con i brand). I contenuti sponsorizzati sono infatti un grande costo opportunità per i social, ai quali non vengono riconosciute percentuali sui profitti (che però sono generati soprattutto grazie alla visibilità che la piattaforma concede ai creator). O magari, questa direzione che tutti social stanno prendendo, è solamente causata dalla FOMO nata dalla necessità di rimanere rilevanti (ricordate quando, in seguito al grande successo di ClubHouse, tutti i più grandi social media cominciarono ad introdurre le stanze vocali?).
Insomma, a guardarla così, sembra che i social stiano veramente diventando tutti uguali. E questo potrebbe essere un problema, soprattutto per loro.
📈 Il grafico della settimana
L’altro giorno mi è capitato sotto mano un report con un super interessante relativo al “work engagement” degli italiani, cioè al livello di coinvolgimento, entusiasmo e soddisfazione delle persone nel proprio lavoro. Tra i 18 Paesi europei presi in considerazione, l’Italia era ultima in classifica: solo il 5% dei lavoratori italiani prova un coinvolgimento nel lavoro (la media europea è 11%, quella mondiale 20%). Questo dato incredibile, sicuramente si iscrive all’interno del fenomeno della “Great Resignation all’italiana” che sta portando sempre più persone a lasciare il proprio lavoro per lanciare un progetto personale o dar vita ad un’idea imprenditoriale che da tempo avevano nel cassetto.
Guardando i dati del Ministero del Lavoro, tra aprile e giugno si registrano 484mila dimissioni (292mila da parte di uomini e 191mila donne): circa una posizione lavorativa su 5 è cessata con la dimissione del dipendente (con un incremento del 37% rispetto al trimestre precedente). E, mentre tutto questo accadeva, il numero di startup aumentava incredibilmente: secondo Movimprese nel 2021 sono nate 332.596 nuove startup / PMI con un balzo del +14% rispetto all’anno precedente.
Secondo alcuni, la voglia di cambiamento è stata accelerata dalla pandemia e in molti hanno alimentato un nuovo fenomeno chiamato Yolo (You Only Live Once) Economy, secondo il quale i lavoratori si mettono in gioco rischiando per realizzare i propri sogni. Come è possibile vedere nel grafico qui sopra, secondo i dati del Dipartimento delle Finanze del Ministero dell’Economia, nel secondo trimestre 2021 sono state aperte 147.153 partite IVA (di cui il 47,5% riguardano GenZ e millennials) e che per la maggior parte si riferiscono a nuovi business digitali come l’e-commerce.
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😂 Meme della settimana
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