Che bello rivederti qui! La nuova stagione di Technicismi ha preso il ritmo e io sono carichissimo.
Oggi troverai la prima puntata del Guest Post: ogni mese ospito un articolo scritto dagli autori delle mie newsletter italiane preferite. Non potevo non cominciare da questo pezzo di Jacopo Perfetti, autore di Corrente, che, in questa settimana storica per il settore dell’AI generativa (ne parliamo sotto), ha decido di parlare di “forza lavoro aumentata”.
Se la newsletter ti è piaciuta, droppa un cuoricino qui sopra. Se ti va di farci sapere cosa ne pensi, io e Jacopo siamo felici di parlarne nei commenti qui sotto!
E ora partiamo!
- Riccardo
✍️ Guest post
di Jacopo Perfetti (newsletter Corrente)
C’è una correlazione interessante (e per certi versi preoccupante) che sta accadendo nel mondo delle Big Tech: da una parte crescono gli investimenti in Intelligenza Artificiale. Dall’altra aumentano i licenziamenti.
Prendiamo il caso di Microsoft: da una parte ha investito miliardi in OpenAI, l’azienda dietro chatGPT, dall’altra nel 2023 ha deciso di tagliare 10.000 posti di lavoro, circa il 5% dei suoi dipendenti. E lo stesso hanno fatto altre Big Tech come Google o META. Meno persone e più IA.
Le conclusioni sembrano ovvie: l’Intelligenza Artificiale ci porterà via il lavoro. Tuttavia le motivazioni sono altre: investimenti sbagliati, progetti che non hanno funzionato (come quelli sulla Realtà Aumentata, o HoloLens), l’attuale scenario economico, l’aumento dei costi delle materie prime e così via.
Oltre ad un altro punto chiave del lavoro: il «Re-Skill» ovvero la capacità delle persone di aggiornarsi acquisendo nuove competenze per stare al passo con i tempi e rimanere rilevanti per l’azienda in cui lavorano. Il mercato del lavoro con cui ci confrontiamo oggi infatti è molto più dinamico di un tempo e richiede di re-inventarsi di continuo. Se ci rinnoviamo è più probabile che resteremo rilevanti per il mercato, se non lo facciamo invece, è molto plausibile che perderemo il lavoro.
L’Intelligenza Artificiale dunque non è il nemico da combattere o evitare ma è una di quelle competenze o tecnologie che qualunque professionista deve saper utilizzare per continuare a lavorare migliorando il modo in cui lavora. Da cui la celebre (e sensata) provocazione: «Una intelligenza artificiale non ti ruberà il lavoro, ma qualcuno che sa usare l'intelligenza artificiale meglio di te lo farà.»
Non stupisce quindi che il Il 91% delle aziende ricerca persone che sappiano utilizzare ChatGPT, o che il 66% dei CEO afferma che l’assunzione di lavoratori con esperienza in ChatGPT darà all’azienda un vantaggio competitivo o ancora che il nel 2024 il 61% dei professionisti utilizzerà l’IA per il proprio lavoro.
All'interno di questo scenario si inserisce un fenomeno sempre più diffuso, la «Augmented Workforce» (forza lavoro aumentata) intesa come l’integrazione sinergica tra dipendenti umani e tecnologie avanzate, quali l’Intelligenza Artificiale e le tecnologie cognitive, per eseguire compiti lavorativi, con il fine di permettere alle aziende di ottimizzare i processi e rendere la forza lavoro più efficiente.
Questo fenomeno sposta dunque l'attenzione da un concetto di Intelligenza Artificiale vs Umani a uno di Umani vs Umani che usano l’Intelligenza Artificiale, aprendo le porte a una discussione al limite del metafisico su cui molti filosofi si stanno confrontando.
Nel suo saggio «Hegel e il cervello postumano» per esempio, il filosofo sloveno Slavoj Žižek ipotizza, rifacendosi ad Harari, l'ascesa di una piccola e privilegiata élite di umani potenziati che godranno di capacità inaudite e di una creatività senza precedenti, e che faranno parte di una sorta di casta bio-tecnologica che dominerà la maggior parte degli uomini non-potenziati.
Sebbene possa sembrare una visione distopica e fantascientifica, non è poi così distante dalla realtà. Già oggi infatti le popolazioni che hanno accesso alle tecnologia più avanzate hanno un vantaggio competitivo che non tutti possono avere, da cui temi chiave per il progresso equo e distribuito del nostro futuro come il divario digitale nel mondo della formazione.
Sono entrambi esempi che vanno a rafforzare l'importanza oggi di «democratizzare» la tecnologia per renderla accessibile a tutti, così che tutti possano utilizzarla per «aumentare» la propria conoscenza e la propria professione.
🔥 Le news della settimana
OpenAI ha lanciato Sora, ad occhio il più avanzato modello di text to video, cioè in grado di creare video realistici partendo da semplici comandi testuali. Al momento è ancora in test per un gruppo ristretto di utenti ma i primi esempi (Sam Altman ne ha creati alcuni live su X partendo dai prompt degli utenti) sono già incredibili, soprattutto perché, come scrive OpenAI, “Il modello comprende non solo ciò che l'utente ha chiesto nel prompt, ma anche come queste cose esistono nel mondo fisico”. Quest’ultimo aspetto è il più affascinante: quali dati sono stati usati per l’addestramento? Ne hanno parlato a lungo i Besties su All In Podcast, cercando una risposta
Nel frattempo, Google ha annunciato Gemini 1.5 che migliora di gran lunga l’attuale modello di AI generativa di Google (simile a ChatGPT, per intenderci) e che permette al modello di elaborare (e comprendere) documenti o video molto più lunghi
La stessa Google, però, è sempre più sotto pressione nella sua divisione Search: negli ultimi 20 anni, naturalmente, Google Search è stato lo standard. Ora, però, Bing ha integrato Copilot, OpenAI sta lavorando a una nuova app per la ricerca e nuove startup, come Perplexity (finanziata da Jeff Bezos), stanno cercando di farsi largo. Nelle ultime trimestrali, le revenues di Google Search sono state inferiori alle attese di Wall Street: sarà dovuto al fatto che sempre meno persone lo utilizzano?
Nel frattempo, l'intelligenza artificiale ha reso Nvidia la terza azienda di maggior valore negli Stati Uniti
Business Insider questa settimana titolava: “Mark Zuckerberg has entered his posting era”. La ragione è che il CEO di Meta ha postato un video storico in cui compara la sua esperienza con i due visori top di gamma per la realtà aumentata: l’Apple Vision Pro e il “suo” Meta Quest 3. La sua opinione? Ovviamente il visore di Meta, che costa 7 volte di meno, batte la controparte di Apple praticamente sotto tutti i punti di vista. Per qualcuno il video ha ricordato l’intervista di Steve Ballmer, CEO di Microsoft, su iPhone “Hahah: $500 and it doesn’t have a keyboard?!”. Ma la cosa interessante, per me, è un’altra: il metodo di comunicazione e la trasformazione del volto dell’azienda in creator (un po’ come Elon Musk fa su X). E questo non è il primo video in cui lo fa: dopo l’udienza al Senato sulla sicurezza del social media per i minori aveva postato una foto con in braccio sua figlia). È davvero iniziata la sua “posting era”.
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✍️ Altre cose interessanti
E dopo il “Crypto Bowl” del 2022, quest’anno il Superbowl è stato rinominato “AI Bowl”, dato il gran numero di pubblicità dedicata all’intelligenza artificiale. Qui la lista completa, di seguito invece le mie preferite:
Microsoft lancia Copilot come compagno di vita
Booking.com ti rende chi vuoi essere
Google punta sulle funzioni di assistenza del Pixel
Etsy ti fa fare i regali
Snapchat non è un social media. È Snapchat
Ah, e non dimenticativi di Uber Eats
Questa settimana Marcello Ascani si è imbucato da Will, e ha spiegato esattamente come funziona la nostra macchina!
“Requests for Startups” è un articolo che Y Combinator, il più grande acceleratore di startup al mondo, pubblica periodicamente e nel quale elenca le idee e i settori sui quali intende investire in futuro. Questa volta l’elenco è davvero lungo e copre tantissime aree come la robotica, il machine learning, spacetech, le crypto e molti altri settore molto specifici
Yann LeCun, il capo dell’AI di Meta, ha ricevuto il TIME100 Impact Award per il suo contributo nel settore dell'intelligenza artificiale. In questa intervista parla degli ostacoli al raggiungimento dell'intelligenza artificiale generale, dell'approccio open-source di Meta e dei potenziali rischi esistenziali per la razza umana di questa tecnologia
Infine, una statistica affascinante: OpenAI genera ogni giorno 100 miliardi di parole, circa lo 0,1% delle parole scritte dagli umani ogni giorno.
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Tutto vero e incredibilmente attuale.
Un augurio per il futuro prossimo ai nostri figli !