Ciao, che bello tornare a scrivere Technicismi. La scorsa settimana ho raccontato i piani per il futuro di questa newsletter: nuovi verticali, nuovi approfondimenti e, soprattutto, nuove voci. Non vedo l’ora di cominciare.
Come promesso, però, questa settimana ho pubblicato un’edizione speciale della newsletter. La fine dell’anno, si sa, è sempre momento di bilanci: proviamo quindi a ricostruire l’anno che si sta concludendo per capire cosa poterci aspettare dal 2024.
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Ah, e buon Natale 🎄
- Riccardo
Startup: solo non si vedono gli unicorni
Dopo due anni incredibili, il 2023 è stato uno dei più complicati per gli investimenti di fondi VC in startup, che sono tornati al livello del 2015 (i capitali raccolti nei primi 9 mesi del 2023 sono circa 1/4 di quelli raccolti nei primi 9 mesi del 2022).
Le ragioni dietro a questa flessione sono tante ma il generale andamento dell’economia ha influito moltissimo. In questi casi si verifica infatti l’”effetto denominatore”: gli investitori in fondi di venture capital sono anche esposti al mercato delle aziende quotate e, quando queste performano male, si trovano sovraesposti al mercato privato, sul quale quindi decidono di non investire ulteriormente.
Una delle conseguenze della contrazione degli investimenti è anche il crollo del numero di unicorni, aziende non quotate con una valutazione superiore a $1 miliardo (per fare un paragone, nel 2021, ogni giorno lavorativo, venivano annunciati circa due nuovi unicorni. Ora sono poco più di 1 alla settimana). No more easy money.
Questo non significa che non siamo più in grado di creare aziende altamente innovative e dal grande potenziale, ma semplicemente che siamo tornati a livelli “sani” di investimento.
Nel 2021 alcune aziende erano arrivate a raccogliere capitali con una valutazione che era 50x (o addirittura) 100x volte le revenues (quando invece probabilmente sarebbe stato più sano valutarle a 10x). Nonostante venissero celebrati dai media come grandi risultati, di fatto quelle valutazioni stellari erano delle trappole: essendo troppo alte, hanno impedito ad alcune aziende di raccogliere ulteriore capitale (nessuno voleva raccogliere a una valutazione più bassa del precedente round di investimento) portandole al fallimento (solo in US sono fallite 3.200 startup finanziate da VC, il 50% in più rispetto all'anno precedente e il 300% in più rispetto al 2019).
Il 2024 sarà l’anno della normalizzazione, in cui si tornerà a guardare ai fondamentali: alle unit economics, alla redditività e alla solidità dei business sottostanti
Metaverso: una visione da $30 miliardi
Il grafico qui sopra proviene dalla meravigliosa presentazione di Benedict Evans sul settore tech nel 2023. Il messaggio è chiaro: Meta continua a credere, più che mai, nel metaverso con il suo visore Oculus e la divisione Reality Labs (che ha realizzato una perdita netta di $10,19 miliardi nel 2021 e di $13,79 miliardi nel 2022). Dopo il cambio di nome da Facebook a Meta a fine 2021, l’hype intorno a questa tecnologia è esploso, tutte le aziende si sono buttate nella creazione del proprio metaverso (anche se in pochi capivano davvero cosa fosse) e il 2022 è stato un anno incredibile. Poi, il niente.
Perché in effetti il grafico dimostra anche un’altra verità: Meta non ha ancora trovato il product market fit per il metaverso, le cui revenues continuano a rimanere bassissime.
Nonostante questo, i grandi investimenti di Meta hanno messo in guardia le altre Big Tech, e in particolare Apple, che in quattro e quattr’otto ha presentato la propria versione di visore, il Vision Pro. Di fatto uguale a un Oculus ma “the Apple way”.
Vision Pro dovrebbe arrivare entro la prima metà del 2024 a un prezzo di $3.499. Una follia, un prezzo gigante per un dispositivo perfetto con una tecnologia (ad oggi) inutile.
Ma, chi lo sa, il metaverso potrebbe davvero tornare, diverso, con l'abbassamento del prezzo dei dispositivi e lo sviluppo di applicazioni davvero utili.
Noi stiamo a guardare mentre Boz, storico CTO di Meta, continua a crederci.
Dating: ci prendiamo un caffè (online)?
Nelle ultime settimane il grafico qui sopra è stato pubblicato ovunque: racconta di una società nella quale più della metà delle coppie si incontra online.
In realtà questo grafico non è nuovo del tutto, avevo raccontato di questa realtà già nel 2022 su Will.
Le app di dating sono governate da algoritmi con meccanismi di retention controintuitivi: è uno dei pochi sistemi che, quando funziona, perde due utenti(!). Ma grazie a questi meccanismi l'anno scorso Tinder ha registrato un fatturato di $1,8 miliardi. D’altra parte Match Group, di cui Tinder fa parte, ha una capitalizzazione di mercato di $9 miliardi, mentre Bumble di $2 miliardi. Numeri che testimoniano una società sempre più online e che quindi porta in quella dimensione anche questa attività.
Le cose però potrebbero cambiare: secondo uno studio di Savanta, oltre il 90% dei Gen Z si sente frustrato dalle app di incontri e il Guardian ha addirittura dedicato un articolo dal geniale titolo “how we fell out of love with dating apps”.
Il commento più interessante che ho letto sul tema dating apps nelle ultime settimane, l’ho trovato sotto un post di Chamath Palihapitiya sulla diminuzione dei matrimoni (a parità di età) tra le generazioni più giovani.
It’s incredibly destructive!
AI: (in)soliti sospetti
Il 2023 è stato chiaramente l’anno dell’intelligenza artificiale. L’arrivo di ChatGPT a novembre 2022 ha completamente cambiato le nostre conversazioni sulle opportunità (e i rischi) della tecnologia, dimostrando (quasi) fin da subito di essere questa la vera next big thing.
Le Big Tech, come era da aspettarsi, ci si sono lanciate, con nuovi lab di R&D interni e attraverso acquisizioni di società più piccole (che però, anche a causa di un clima normativo più complicato in US e UE, stanno diminuendo).
Microsoft, ad esempio, ha investito in 9 aziende di AI nel 2023, tra cui naturalmente OpenAI (nel 2022 aveva investito solamente in 3). Anche la sua unit di venture M12, che a gennaio ha annunciato che i suoi investimenti saranno più strettamente legati alla strategia più ampia di Microsoft, ha concluso 5 operazioni di AI quest'anno.
Google nelle ultime settimane ha presentato Gemini, uno dei modelli di AI più sofisticati mai sviluppati, che potrebbe avere un potenziale enorme all’interno della suite di applicazioni / piattaforme di Google, arrivando potenzialmente a rivoluzionare il business model della unit search dell’azienda (basato ad oggi quasi esclusivamente sull’adv).
Per tenere il passo di Google e Microsoft, anche Amazon ha recentemente annunciato l'intenzione di investire fino a $4 miliardi nello sviluppo del chatbot di Anthropic, un’altra (enorme) startup, nata da due ex dipendenti di OpenAI.
E Apple? Tutto sembra tacere (a parte la voce di Siri che non capisce mai niente). Ma è bene non sottovalutarla: tra le Big Tech è quella che più ha investito nell’acquisizione di aziende legate a AI. E quando Apple si muove, c’è da tremare.
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Social media: non è come sembra
Non so tu che ne pensi, ma a me ha affascinato da morire vedere la nascita di Threads e lo stato di confusione generale che c’è oggi tra i primi utenti (europei) della piattaforma, che non sanno davvero come utilizzarla.
Se ne è discusso tanto e si è analizzato tutto l’analizzabile, dall’identità grafica (questo video dei regaz di Caffè Design è una vera chicca) alla sue probabilità di uccidere X (secondo Casey Newton, addirittura, nel 2024 Threads potrebbe superare X in termini di utenti attivi giornalieri e diventare il principale social network testuale).
Sicuramente ad oggi Meta ha dimostrato di saper fare quel lavoro lì con 3,96 miliardi di persone che nell’ultimo mese hanno utilizzato almeno uno dei prodotti principali dell'azienda (Facebook, WhatsApp, Instagram, che dovrebbe addirittura arrivare a 1,4 miliardi di utenti nel 2024, o Messenger).
Ma il futuro è più incerto che mai, con all’orizzonte nuove opportunità / minacce portate da tecnologia come AI, AR e VR e i rischi portati dalle autorità di regolamentazione e antitrust.
Big Tech: what a year (of efficiency)
Gli ultimi due anni sono stati complicatissimi per le aziende tech nel settore tecnologico, che collettivamente (tra Big Tech e startup) hanno licenziato più di 260.000 dipendenti.
L’ha definito al meglio Mark Zuckerberg: il 2023 per le Big Tech è stato l’”Year of Efficiency”.
Un anno in cui tornare a guardare ai fondamentali, a spremere al massimo i propri business model senza investire eccessivamente su moonshot dal ritorno difficilmente calcolabile. È stato l’anno anche in cui le aziende si sono riorganizzate, rimuovendo linee di middle management inutili (“persone che supervisionano altre persone che supervisionano altre persone che effettivamente fanno il lavoro” come nel caso di Meta) o funzioni poco efficienti (“persone che supportano persone il cui ruolo è supportare persone che effettivamente fanno il lavoro” come nel caso di Spotify).
E i risultati (dal punto di vista finanziario) si vedono: le azioni di Meta hanno registrato +183% dall’inizio dell’anno (e probabilmente la valutazione dell’azienda nel 2024 tornerà a superare i $1000 miliardi), Amazon +73%, Google +50%. What a year!
Crypto: Bitcoin raddoppia per dimezzare
Il mercato delle crypto nella seconda metà del 2022 era stato caratterizzato da una serie di problemi (tra cui il fallimento di Terra Luna) che avevano spento tutti gli entusiasmi (che tempi incredibili quelli in cui il Super Bowl fu rinominato “Crypto Bowl” e il Web Summit “Crypto Summit”).
Il 2023, seppur cominciato con i valori più bassi dal 2020, è stato un anno molto positivo. Bitcoin è stato uno degli asset più performanti dell’anno, con un rialzo di oltre il 160% e una performance superiore a quella di tutti i principali asset tradizionali (nel grafico qui sopra è secondo solo a Nvidia, azienda produttrice di semiconduttori, le cui azioni sono più che raddoppiate nei primi mesi dell’anno grazie all’interesse per l'AI).
Le ragioni dietro questo ottimo risultato sono tante:
La diminuzione dell’inflazione e il fallimento di tante startup hanno migrato i capitali di rischio precedentemente allocati su quelle asset class rischiose all’interno del mercato crypto
L’imminente approvazione di un ETF Spot su Bitcoin (cioè un fondo che avrà proprio Bitcoin come sottostante) darà la possibilità a tutti di investire direttamente sulla criptovaluta all’interno di una Borsa, più regolamentata e quindi giudicata più sicura dagli investitori
La mega multa a Binance, la più grande piattaforma di scambio di criptovalute, ha avuto un effetto (controintuitivamente) positivo su tutto il mercato, giudicato sempre più affidabile e sicuro dagli investitori (perché ora anche di interesse delle autorità regolatorie)
Il 2024 potrebbe essere l’anno del consolidamento. Ormai Bitcoin sta diventando un’asset class sempre più presente all’interno dei portafogli degli investitori (e secondo alcuni, l’interessamento delle più grandi banche di investimento la rendono di fatto too big too fail). L’avvicinamento dell’halving di Bitcoin, cioè il meccanismo pensato dimezzare il numero di nuove monete che entrano nella rete (e quindi creare una scarsità artificiale della moneta), potrebbe poi ulteriormente levitare il prezzo.
We are back!
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Felice che sia tornata questa newsletter! Gran recappone 👏🏽
Riepilogone dell'anno perfettamente eseguito, ottimo lavoro RickyBase!