La corsa ai robotaxi, AI vs copyright e i "social" che vanno in televisione
E poi, i consigli della settimana
Prima di cominciare una cosa che mi ha fatto molto ridere: nelle ultime settimane si continua a parlare di Zuckerberg che sta cercando di assumere un po’ chiunque dalle aziende di AI. In questi giorni è stato il turno di 3 ricercatori di OpenAI e finalmente abbiamo una risposta alla domanda che probabilmente ti starai facendo anche tu: no, non gli hanno dato un bonus da $100 milioni…
Pronti, partenza, via! Iniziamo :)
- Riccardo
🔥 Highlight della settimana
Ha festeggiato così, con due pollici in su, il lancio dei suoi robotaxi. Dopo oltre 10 anni dal primo annuncio, le Tesla a guida completamente autonoma hanno finalmente effettuato le prime corse a pagamento (costo: $4,20 a corsa, ovviamente…).
Più che una rivoluzione, però, è sembrato uno stunt pubblicitario: a bordo c’era ancora un operatore umano e tra gli invitati a testare le auto c’erano tanti influencer selezionati da Tesla.
Ma quello che conta è che Tesla è ufficialmente entrata nel mercato. E il tema dei robotaxi è sempre più caldo (ne parlavamo la scorsa settimana).

E ora, a sorpresa, torna in scena anche Uber. L’azienda aveva investito oltre $2,5 miliardi nella guida autonoma, ma dopo l’uscita del fondatore Travis Kalanick, il nuovo CEO aveva congelato tutto: la guida autonoma non era più una priorità per l’azienda (che all’epoca perdeva un sacco di soldi). Oggi sembrano volerci ripensare, proprio appoggiando lo stesso Kalanick nell’acquisizione degli asset USA di Pony.ai, una startup attiva in Cina costretta a vendere per via del divieto dell’amministrazione Trump alle aziende cinesi di guida autonoma di operare negli Stati Uniti. Uber ha già una partnership con Pony.ai in Medio Oriente e vuole dipendere sempre meno da Waymo (che a San Francisco sta velocemente guadagnando quote di mercato sottraendole proprio a Uber).

Nel frattempo, due sentenze molto discusse negli USA hanno dato ragione a Meta e Anthropic sull’uso di libri per l’addestramento di modelli AI. I giudici hanno definito “deboli” le accuse contro le aziende tech e, addirittura, nel caso di Meta il giudice ha stabilito che Llama “non è capace di generare abbastanza testo da causare un danno rilevante”. Ma questo non è un via libera generale e probabilmente sarà solo l’inizio di un gigantesco dibattito (di cui aveva parlato approfonditamente Reid Hoffman in questo episodio del Colin & Samir show).
Altra notizia gigantesca: TikTok e Instagram stanno sviluppando le loro app per le smart TV. Questa decisione non ci dovrebbe sorprendere visto l’andamento del mercato:
YouTube domina il tempo di visione delle tv: ad aprile era la piattaforma più vista sulle TV USA, più di Netflix e tutte le altre
I social si stanno trasformando in ambienti di intrattenimento e sempre meno in luoghi di socialità digitale (che oggi si sposta sulla messaggistica privata)
La TV, per queste piattaforme, aprirebbe a nuove opportunità: nuovi formati ma soprattutto un nuovo pubblico, magari pure più adulto.
E poi c’è un trend che merita molta attenzione: l’ascesa dei “prediction market”, piattaforme dove le persone scommettono su eventi futuri, come elezioni o risultati sportivi, usando denaro reale o criptovalute (se ne è parlato negli ultimi mesi perchè avevano correttamente previsto l’elezione di Trump). Nell’ultima settimana:
Polymarket, il più grande al mondo (ma ancora non operativo negli USA), è vicino a chiudere un round da oltre $200 milioni guidato da Founders Fund (il fondo di Peter Thiel) per una valutazione di $1 miliardo
Kalshi ha appena raccolto $185 milioni da investitori come Paradigm, Sequoia e Citadel, e ora vale $2 miliardi
Crescono velocemente e potrebbero diventare sempre più strumenti informativi e finanziari molto influenti…

Infine un aggiornamento sulle tensioni tra Microsoft e OpenAI. Secondo The Information, le due aziende stanno rinegoziando alcune clausole critiche del contratto firmato nel 2022, che legavano Microsoft a OpenAI in caso di sviluppo dell’AGI (l’intelligenza artificiale generale). Oggi, se il board non profit di OpenAI stabilisse che l’AGI è stata raggiunta:
Microsoft perderebbe l’accesso esclusivo alla tecnologia (che è alla base del rally in Borsa degli ultimi mesi: +17% da inizio anno).
Se poi il consiglio stabilisse che l'AGI “ha la capacità di generare” profitti per oltre $130 miliardi, Microsoft perderebbe i diritti esclusivi di utilizzare e vendere qualsiasi tecnologia di OpenAI
Tutto questo mentre Google, mica troppo in silenzio, continua a macinare utenti con Gemini e resta – secondo molti analisti – la vera candidata al trono dell’AI.
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