Come cambiano le piattaforme di streaming 📺
La pubblicità salverà lo streaming? E TikTok potrebbe davvero essere bannato?
Ciao, prima di cominciare devo assolutamente mostrarti questo progetto che mi sta ossessionando. Si tratta di oggetti scannerizzati con “The Neptune”, realizzato dalla startup Lumafield, che permette di fare scansioni di qualsiasi cosa ai raggi X in 3D. Qui un articolo che ne spiega il funzionamento
Ora cominciamo con i Technicismi della settimana! E se questa newsletter ti piace puoi lasciare un like premendo il cuoricino qui sopra :)
- Riccardo
🔥 La storia della settimana
In questi giorni ho letto questo tweet con delle stat davvero incredibili.
Gli iscritti al nuovo piano di Netflix - più economico ma con la pubblicità - sono cresciuti di oltre il 500% nel mese di lancio e di un altro 50% nel secondo mese. Per alcuni questo piano avrebbe spinto molti utenti esistenti a fare un downgrade. E invece è diventato un’incredibile fonte di nuovi iscritti (generando il 20% di nuovi abbonati - che in totale ora sono più di 230 milioni).
La necessità di aggiungere la pubblicità alla propria piattaforma nasce da una semplice considerazione: il business model basato sugli abbonamenti, in un contesto di concorrenza spietata e di crescita rallentata, non è più sostenibile. Men che meno per Netflix (ne abbiamo parlato approfonditamente anche qui).
Molte altre piattaforme, infatti, utilizzano lo streaming come parte di una strategia più ampia:
Disney+ è in grado di sfruttare la proprietà intellettuale dei suoi show originali attraverso i suoi parchi, il suo merchandising e le sue altre attività
Prime Video, invece, produce show per le demografiche di utenti meno attive sul suo e-commerce, avvicinandole in questo modo alla “galassia Amazon” (da lì è un attimo cominciare ad acquistare su Amazon - e soprattutto cominciare a essere esposti all’adv, un business che nel 2022 ha generato $38 miliardi in Amazon, con una marginalità superiore al 50%)
Netflix, da questo punto di vista, non riesce a godere delle stesse sinergie, ma negli ultimi anni ha cominciato a diversificare il suo business. Oggi sfrutta la proprietà intellettuale dei suoi show attraverso uno shop con il merchandising ufficiale delle serie e film più famosi. E ha pure nominato un responsabile podcast. Inoltre sta lavorando alla creazione di una propria piattaforma di cloud gaming.
In ogni caso, il 2023 sarà un anno di cambiamenti. Dopo il record di nuovi contenuti dello scorso anno, ora il numero di show originali tornerà a diminuire e le strategie di licenza cambieranno (anche Bob Iger, CEO di Disney, sta pensando di tornare a produrre contenuti per la concorrenza).
In questo contesto, chi continua a regnare incontrastato è YouTube, i cui utenti guardando più di 1 miliardo di ore di video al giorno. Per intenderci: più persone stanno guardando una pubblicità su YouTube *in questo momento* di quante abbiano mai visto una pubblicità su Netflix…
📈 Il grafico della settimana
È stata una settimana cruciale per TikTok. Shou Chew, il CEO dell’azienda, ha testimoniato per la prima volta di fronte al Congresso USA, che da alcune settimane sta pensando di bannare l’app dal Paese.
TikTok ha da poco superato i 150 milioni di utenti negli Stati Uniti (quasi la metà dei cittadini). Nonostante questo, il governo vuole capirne di più su come la piattaforma raccoglie e utilizza i dati degli utenti, l'impatto che ha sui bambini e il suo rapporto con il Partito Comunista Cinese.
La linea difensiva di Chew, che se l’è cavata alla grande (e aveva uno stile che ricordava molto quello di Zuckerberg), si basava su tre diversi argomentazioni:
TikTok non è legata al Partito Comunista Cinese, tanto che in Cina l’app è bannata (da un lato, è vero. Dall’altro TikTok fa capo a ByteDance, che è cinesissima)
L’app non raccoglie molti più dati rispetto agli altri giganti tech USA (come a dire: guardate che i nemici li avete in casa vostra)
L’azienda ha impegnato $1,5 miliardi nel “Project Texas” con l’obiettivo di spostare tutti i dati degli utenti USA su server nazionali
Su questo tema ti segnalo anche un recente episodio di Actually, il podcast di Will che parla del cambiamento, con Guido Scorza, membro del Garante della Privacy.
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Sono dati fittizi generati attraverso modelli di intelligenza artificiale che mantengono le proprietà statistiche dei dati originali, risultando quindi realistici. Gartner sostiene che, entro il 2030, i dati sintetici sostituiranno la maggior parte dei dati reali nei modelli di AI.
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🔥 Le news da non perdere
Questa settimana Google ha rilasciato Bard, il suo nuovo servizio che combina il motore di ricerca con l’intelligenza artificiale (di come questa scelta potrebbe cambiare internet avevo parlato qui). Anche Baidu, la versione cinese di Google, ha presentato la sua versione di ChatGPT (ma potrebbe non andare molto d’accordo con la censura del Paese)
La Securities and Exchange Commission USA potrebbe avviare un’azione legale contro Coinbase, una delle più grandi e regolate piattaforme di criptovalute nel mondo. Una interessante riflessione di Luca Boiardi sulle opportunità che, da questo punto di vista, l’EU potrebbe avere nella regolamentazione di questo settore
È un momento di grandi cambiamenti in Amazon:
Licenzierà altri 9.000 dipendenti (principalmente in AWS, risorse umane, adv e Twitch, che taglierà 400 persone)
Dan Clancy è diventato l'amministratore delegato di Twitch, sostituendo il co fondatore della paittaforma Emmett Shear (che ne è stato alla guida per più di 10 anni)
Audible e Amazon Music (oltre che Twitch e la divisione gaming) sono sempre più vicine e potrebbero presto essere ancora più integrate
Hindenburg Research, un fondo che “smaschera” aziende fraudolente o attività poco chiare (lo stesso che ha rivelato la truffa di Nikola), ha pubblicato un nuovo report contro Block, l’azienda di Jack Dorsey (founder di Twitter)
🤔 Altre cose interessanti
“The Age of AI has begun” le riflessioni di Bill Gates sulle opportunità e i rischi da mitigare per sfruttare al meglio l'incredibile potenziale dell'Intelligenza Artificiale
Per stare in tema: l’Intelligenza Artificiale ruberà il nostro lavoro? Un paper pubblicato da OpenAI che stima quale sarà l’impatto dell’AI sul lavoro delle persone. Un esercizio tanto affascinante quanto inutile
In ogni caso il founder di OpenAI, Sam Altman, in questa intervista ad ABC News si dice preoccupato
Per oggi è tutto, noi ci risentiamo la prossima settimana!
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