Le sfide delle piattaforme tech 🧑💻
Un nuovo inizio per le piattaforme di social media & il crollo del mercato cripto
Hey in questi giorni sta succedendo davvero di tutto, di questo ritmo dovrei scrivere un episodio di Technicismi al giorno per stare al passo! Oggi proviamo a fare un po’ di chiarezza in tutta questa complessità: come sempre, se ti va, possiamo commentare insieme tutte queste notizie. Ti basta rispondere a questa email o cliccare sul tastino “commenta” qui sopra! Partiamo!
- Riccardo
🚀 La storia della settimana
Ieri pomeriggio, per la prima volta, Elon Musk ha scritto direttamente ai suoi (nuovi) dipendenti di Twitter (o meglio, a chi non è stato licenziato l’ultima settimana - circa il 50% dell’azienda).
È una mail abbastanza fredda che però racchiude l’essenza di Musk: un ingegnere paranoico appassionato ai problemi e in cerca di soluzioni. La struttura è molto lineare e possiamo riassumerla in 3 punti:
C’è un grosso problema: il clima macroeconomico che stiamo vivendo è davvero complicato. E, in questo contesto, il business model di Twitter potrebbe non essere sostenibile: è necessario un cambio di passo
Io ce la sto mettendo tutta per trovare una soluzione: abbiamo bisogno che la metà dei nostri ricavi, ad oggi provenienti al 90% da pubblicità, sia costituita da abbonamenti (da qui l’introduzione nelle ultime ore della possibilità per chiunque di pagare un abbonamento e ricevere la spunta blu, che diventa quindi solamente il "certificato" di un utente che ha sottoscritto l'abbonamento "twitter blue", e non più una garanzia dell'autenticità di quel profilo)
Ma ho bisogno del vostro supporto: fidatevi di me, vi ho praticamente scelti uno a uno. Ora la nave sta salpando: faremo grandi cose insieme ma in questo momento ho bisogno che siate presenti (nel vero senso della parola) e carichi come schiacciasassi
Elon, ancora una volta, si è appassionato a un problema ed è in cerca di soluzioni. Come abbiamo detto più volte, Twitter non è mai stata in grado di trasformare il suo successo mediatico in un successo finanziario e negli ultimi anni ha smesso di innovare (o forse, anche in questo caso, non l’ha mai davvero fatto).
Ma non è l’unica piattaforma a vivere un momento di grandi trasformazioni: anche Meta, nell’ultimo anno, si è scontrata con un’assenza di innovazione e con un mercato ormai saturo (le sue piattaforme hanno 3 miliardi e mezzo di utenti). Proprio da queste premesse nasce la scommessa del metaverso che, però, sta dando a Zuckerberg più grattacapi del previsto: quegli stessi investitori che gli chiedevano di tornare a innovare e di trovare un nuovo business model, ora si lamentano perchè il metaverso è troppo costoso (Meta brucia circa $2 miliardi al mese!) e non è in grado di garantire buoni ritorni sull’investimento nel breve termine.
Come se non bastasse, lo storico business model dell’azienda basato su pubblicità non solo non cresce, ma anzi, sta vivendo uno dei peggiori momenti di sempre:
da un lato, come dicevamo la scorsa settimana, il settore dell’advertising è in crisi e tutte le grandi piattaforme stanno registrando perdite (le entrate pubblicitarie di Google sono cresciute solo del 3% nell’ultimo trimestre - rispetto alla crescita del 43% di un anno fa -, per la prima volta YouTube ha registrato un calo dei ricavi pubblicitari, Snap ha registrato la più lenta crescita dei ricavi pubblicitari, …)
dall’altro, la “guerra” con Apple non si mette bene: da quando tutte le app, tra cui Facebook e Instagram, sono costrette proprio da Apple a chiedere agli utenti il permesso di tracciare i loro dati, le pubblicità targetizzate sono sempre meno efficaci. Secondo alcune stime, solo il 16% degli utenti accetta di essere tracciato e questo rende sempre più complicato per Meta proporre annunci personalizzati agli utenti
Ecco quindi spiegato il motivo del licenziamento di 11mila dipendenti di Meta, circa il 13% dell’intero organico: l’azienda sta rimettendo in discussione tutte le sue previsioni di crescita. Per intenderci, durante la pandemia l’azienda aveva visto il proprio fatturato volare, aumentando in modo significativo i propri investimenti (negli ultimi 12 mesi ha assunto più di 15k persone - il numero di dipendenti totali, dopo i recenti licenziamenti, è quindi comunque più alto di quello di solo 11 mesi fa).
In quel contesto economico di tassi bassi (che rendevano quindi molto conveniente prendere soldi a prestito) e crescite record, esattamente come Meta anche tutte le altre aziende tecnologiche hanno continuato ad assumere. Ora, però, il vento è cambiato: i tassi di interesse continuano a salire e tutte le aziende stanno andando nella stessa direzione: Lyft ha licenziato il 13% del suo staff, Stripe più di 1000 dipendenti, Amazon ha bloccato le nuove assunzioni, …
È un momento molto importante per le piattaforme, specialmente per i social media: è un momento di trasformazioni, un momento nel quale si rimettono in discussione le decisioni del passato e si traccia una nuova strategia per il futuro. In soli 12 mesi si è passati dal registrare i migliori risultati finanziari di sempre al dover prendere delle scelte fondamentali che potrebbero determinare la sopravvivenza delle aziende stesse.
Sono queste le vere sfide che Mark Zuckerberg, Elon Musk e gli altri CEO delle piattaforme tech si stanno trovando ad affrontare. Ma no, non è la fine dei Big Tech. E neppure dei social media!
📈 Il grafico della settimana
Esattamente un anno fa, in questi giorni, celebravamo l’all time high di Bitcoin a $69k e quello di Ethereum a $4,8k. Ironico come un anno dopo, invece, siamo di fronte a uno dei momenti più complicati della (breve) storia delle criptovalute.
A chiudere un 2022 disastroso (ve lo ricordate Terra?) ci stanno pensando Binance e FTX, due dei più grandi exchange di criptovalute al mondo (l’anno scorso hanno rappresentato circa il 30% di tutto il volume di scambi di crypto per un volume complessivo di $27,5 miliardi). Ma andiamo con ordine.
Nel 2019, Binance, azienda fondata nel 2017 in Cina, è stato il primo investitore in FTX. Poi, nel 2021, per monetizzare l’investimento, Binance ha venduto le sue azioni in cambio di $2,1 miliardi, pagati in gran parte attraverso FTT, il token della piattaforma FTX.
Questa settimana, CZ, il CEO di Binance, ha annunciato che avrebbe venduto tutti i suoi FTT (circa il 7,4% dell'intera offerta del token) e questo ha causato una forte contrazione del valore del token e una grande paura tra gli investitori (che hanno cominciato a prelevare i propri fondi da FTX (sono stati prelevati oltre $6 miliardi nelle successive 72 ore). La “corsa agli sportelli” ha messo a dura prova FTX, che si è trovata a corto di liquidità ed è crollata.
Poi è arrivata una notizia che ha sconvolto tutto: Binance si sarebbe comprata FTX per salvarla dalla bancarotta. Ma, dopo 24 ore e un’attenta due diligence, Binance si è tirata indietro. E tutto il mercato crypto è definitivamente crollato.
È una situazione ovviamente molto complicata: qualcuno ha definito FTX la Lehman Brothers delle crypto e in molti dicono che il sistema reggesse a un’eventuale bancarotta di FTX sarebbe un importantissimo segnale per tutto il mondo delle criptovalute. In ogni caso, questo potrebbe rappresentare un momento di svolta per l’intero settore.
🔥 Le news da non perdere
Un uomo australiano affetto da SLA ha utilizzato un'interfaccia collegata al suo cervello per inviare un messaggio dal suo iPad, la prima volta che qualcuno ha utilizzato questo impianto per controllare un dispositivo Apple.
Elon Musk vorrebbe rendere Twitter una piattaforma di pagamenti, offrendo la possibilità per gli utenti di aprire un conto, scambiarsi denaro e ricevere anche una carte di debito (venerdì Twitter è stata registrata presso il Tesoro degli Stati Uniti come processore di pagamenti)
Match Group, azienda proprietaria di molte app di incontri, sta continuando a macinare profitti record (il suo fatturato trimestrale è stato di $810 milioni). Tinder, che rappresenta la maggior parte dei 100 milioni di utenti attivi di Match, ha registrato un aumento del 7% degli utenti paganti.
🎞 Il podcast della settimana
Questa settimana, in Will, abbiamo prodotto un nuovo podcast: si chiama Mele Marce, come quella metafora antica con la quale si intende circoscrivere la responsabilità di un fatto ad una singola persona, per assolvere il sistema di cui fa parte.
È un podcast in cui raccontiamo le storie folli di manager, founder e uomini d’affari che sembrava stessero toccando il cielo con un dito ma poi sono crollati, processati da quello stesso sistema che gli aveva permesso di emergere.
Sono storie che rappresentano alla perfezione le contraddizioni della società in cui viviamo, affamata di imprese di successo chiamate a essere sempre più incredibili, rapide e gigantesche.
È un bel progetto che ho avuto la fortuna di seguire da molto vicino, dal giorno zero. Se ti va di ascoltarlo, lo trovi su Spotify:
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