Ciao, finalmente questa settimana mi hanno dato accesso a DALL·E, il più avanzato modello di intelligenza artificiale in grado di creare immagini da semplici stringhe di testo. La differenza rispetto a Midjourney, che ho usato nelle ultime newsletter è notevole!
Ah, oggi per la prima volta dopo due anni ho deciso di fare un esperimento e pubblicare un guest post su Technicismi. In questo episodio, infatti, il grafico della settimana l’ha commentato Giorgio Taverniti, uno dei massimi esperti di digital marketing in Italia e autore di FastLetter!, una newsletter nella quale parla di marketing, comunicazione, SEO e social.
- Riccardo
🚀 La storia della settimana
L’evoluzione dei social media 📱
Questi sono i giorni in cui le grandi aziende tech presentano i risultati finanziari del secondo trimestre dell’anno e stanno emergendo delle chiara tendenze:
Non si cresce più ai ritmi folli di una volta
A parte Snap, che ha mancato gli obiettivi di crescita dei ricavi e degli utenti (il grafico delle azioni di Snap è assurdo), gli altri (Amazon, Alphabet, Microsoft) vanno più o meno bene
Ma all’orizzonte potrebbe esserci grandi problemi e quasi tutti stanno bloccando nuove assunzioni e prevedendo una crescita più contenuta nei prossimi mesi
La vera notizia della settimana è legata i risultati di Meta: per la prima volta da quando è stata quotata in borsa nel 2012, l'azienda ha registrato un calo dei ricavi trimestrali. Dopo anni di crescita folle, inoltre, Zuckerberg ha comunicato agli investitori di star pianificando un taglio dei costi, un rallentamento degli investimenti e una riduzione del numero di dipendenti.
Oh, sia chiaro: Facebook non sta morendo, stiamo parlando di un’azienda che raggiunge più di 3,65 miliardi di persone al mese in tutto il mondo attraverso le sue app (tra l’altro gli utenti attivi ogni giorno su Facebook sono aumentati del 3% a 1,97 miliardi tra aprile e giugno).
Ma da quando ha cominciato a parlare di Metaverso, sembra che abbia perso la bussola. Il metaverso ancora non esiste, al momento è solo un’idea, e le piattaforme di Meta devono confrontarsi con un settore, i social media, che sta cambiando alla velocità della luce.
TikTok oggi sta rivoluzionando tutto: ci trascorriamo 26 ore al giorno, più di Instagram e Facebook messe insieme. Questo significa maggiori ricavi pubblicitari. E Meta ama i maggiori ricavi pubblicitari.
Nelle ultime settimane sono stati quindi presentati degli aggiornamenti che copiano di sana pianta l’esperienza utente proprio di TikTok. Ma questa transizione si sta rilevando più problematica del previsto: su Instagram in particolare, migliaia di persone hanno cominciato a protestare per gli aggiornamenti.
Adam Mosseri, Head of Instagram, ha subito voluto rispondere (attraverso un video, lol) confermando che la piattaforma sta proprio testando sempre di più i video (dice che quella è la direzione in cui saremmo comunque andati e non è detto che sia la definitiva) e mostrando sempre più contenuti di amici e aziende che non seguiamo (per permettere ai creators di raggiungere un pubblico più vasto).
Grazie al News Feed (che come dice Valerio Bassan, è stato la seconda più grande innovazione di user experience degli anni zero, dopo lo smartphone), fino ad oggi abbiamo pensato ai social media come luoghi nei quali potevamo rimanere in contatto con i nostri amici. Ma da quando è stato introdotto l’ordine algoritmico nel 2009, le cose hanno cominciato a cambiare. E ora dovremo cominciare ad immaginarci i social media sempre meno social e sempre più come piattaforme di intrattenimento.
E come se non ci fossero abbastanza problemi, TikTok non è l’unico fronte di guerra per Meta. Anche Apple si sta rivelando un grattacapo: il suo aggiornamento della privacy, che consente agli utenti di iPhone di rifiutare la pubblicità targettizzata, è costato all’azienda $10 miliardi in entrate pubblicitarie da quando è stato introdotto lo scorso anno. E Zuckerberg ha anche dichiarato che Meta è in una “guerra filosofica” sul futuro del metaverso con Apple (che, a quanto pare, starebbe lavorando ad una versione del metaverso “chiusa”).
Fatto sta che la divisione di realtà virtuale di Meta ha perso $2,8 miliardi lo scorso trimestre. Ma, come ha detto lo stesso Zuckerberg: “stiamo gettando le basi per degli ‘30 di grande successo”.
📈 Il grafico della settimana
Questo articolo è stato scritto da Giorgio Taverniti
È notizia della scorsa settimana la partnership tra Shopify e YouTube. Ma perché sempre di più i social media stanno integrando funzioni di e-commerce?
Potrebbe essere un’evoluzione naturale: siamo infatti davanti a un cambiamento radicale del comportamento nei confronti degli acquisti. I dati parlano chiaro:
Il 55% delle persone negli Stati Uniti inizia la ricerca di prodotti su Amazon, non su Google
Come dicevamo qui, Prabhakar Raghavan, Senior Vice President, Knowledge & Information di Google, ha rivelato che quasi il 40% dei giovani, quando cerca un ristorante, non va su Google Maps o Google Search, ma su TikTok o Instagram.
Quello che però spesso si sottovaluta è che TikTok ha portato un aumento delle ricerche in una fase precisa dell’esperienza di ricerca, una fase che Google raramente è riuscita a coprire: quella ispirazionale.
Abbiamo bisogno di essere ispirati e TikTok (o Instagram) è quel luogo: è lì che troviamo i suggerimenti. Ma la ricerca vera e propria si concluderà poi su altre piattaforme (Amazon nel caso di un prodotto o Google nel caso di un’informazione).
L’integrazione del mondo social con quello dell’e-commerce è quindi una chiusura del funnel. Ve lo ricordate TripAdvisor che ha acquistato The Fork? Ecco, in quel modo l’utente, dopo essersi fatto ispirare dalle recensioni, poteva completare la prenotazione di un tavolo direttamente dalla stessa piattaforma. Chiudeva un cerchio. Così come Google che ha inserito le funzioni “prenota un tavolo” per i ristoranti o, negli USA, “acquista con Google” per i prodotti.
È bene tenere a mente queste informazioni perchè spesso tendiamo ad analizzare solo il dato in sè (il 40% delle ricerche viene effettuato su TikTok e Instagram) che ci porta a compiere delle determinate azioni (per esempio ottimizzare un video per la SEO). Queste però potrebbero non servire a niente se non si guarda alle ragioni dietro quel dato. In questo caso: le persone vogliono ispirarsi.
Aprire un canale YouTube e collegarlo a Shopify non è un’alternativa ad un classico e-commerce. Servirà comunque un canale molto attivo con una community fidelizzata che si fida del creator.
Solo così l’integrazione tra social e e-commerce troverà il suo senso.
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