Una sola app per la nostra vita digitale 📱
Le superapp domineranno i nostri smartphone e il metaverso potrebbe diventare realtà entro 5 anni
Ciao, bentornato su Technicismi! In questi giorni è stato annunciato l’acquisto di Will Media, l’azienda nella quale lavoro full time, da parte di Chora Media, un’altra startup del settore che si occupa prevalentemente di podcast. Assistere a un cambiamento del genere, dall’interno, in meno di un anno di lavoro e dopo aver studiato questo tipo di operazioni solo sui libri, è davvero incredibile. Nel frattempo le due aziende dovrebbero mantenere una certa indipendenza ma il settore dei media è in continua evoluzione (di podcast, in particolare, ne parlavamo qui) e sta cambiando alla velocità della luce. Come leggevo in questi giorni in qualche commento online della notizia: tra qualche anno potremmo guardare indietro e riconoscere questo come un momento di svolta per tutto l’ecosistema media italiano.
- Riccardo
🚀 La storia della settimana
E se avessimo bisogno di una sola app? 📱
Per qualcuno esistono solo due tipi di app. Quelle che sono superapp, cioè che già offrono un’ampia gamma di servizi agli utenti, e quelle che vogliono essere una superapp.
Le superapp potrebbero rappresentare il futuro della nostra relazione con lo smartphone. Sono app che offrono migliaia di servizi diversi: possibilità di messaggiare, chiamare, pagare, ordinare cibo, prenotare un taxi o un alloggio. Di tutto. E in un unico posto. Nel mondo ne esistono diversi esempi: WeChat in Cina, Grab a Singapore, Rappi in Sud America, etc. Ma ora anche in occidente l’idea della superapp si sta facendo sempre più concreta.
Meta ovviamente ci ha già tentato (e ha già anche fallito) con Messenger: dopo essere diventata un’app indipendente (obbligandoci a scaricare un’ulteriore app per leggere i messaggi di Facebook) l’azienda ha integrato un assistente virtuale, “M”, e il supporto ai pagamenti. Ma non ha funzionato.
In Asia, invece, le superapp sono diffusissime (e quasi essenziali per sopravvivere). La più famosa è sicuramente WeChat del colosso Tencent, nata come servizio di messaggistica (alla WhatsApp) e che oggi, grazie all’integrazione di oltre 3 milioni di mini-software, è usata da oltre 1,2 miliardo di utenti ogni mese che sull’app ascoltano musica, guardano film, gestiscono le proprie finanze e addirittura possono trovare l’amore. E per l’utente è tutto gratuito, l’azienda guadagna da una commissione che gli esercenti riconoscono all’app ogni volta che un utente accede ai loro servizi attraverso la piattaforma.
Una delle ragioni che ha portato a questa crescita esplosiva è stata l’opportunità di mercato che, in Asia, è ancora molto grande: in Indonesia gli smartphone vengono utilizzati per collegarsi ad internet ogni giorno per più di 5 ore, in India per 4,6, in Corea del Sud per 4,4 e in Cina per 4. In Italia, invece, “solo” per 2 ore e 45 minuti al giorno. Inoltre, la mancanza di regolamentazione ha ulteriormente favorito la nascita di queste piattaforme (ora però le cose sono cambiate: negli ultimi mesi le autorità garanti del mercato asiatico stanno mettendo grande pressione alle piattaforme su questioni come l’antitrust, la privacy, la gestione dei dati, etc.).
Ora sembra arrivato il momento di una superapp occidentale. La settimana scorsa, Elon Musk, in una chiamata con tutti i dipendenti Twitter, ha detto che vorrebbe trasformare il social media in una grande superapp. Ma non è l’unico: Square (azienda di pagamenti fondata dallo stesso fondatore di Twitter, Jack Dorsey), ha recentemente cambiato nome in Block e acquisito Tidal, un software di streaming musicale. Per alcuni l’operazione non aveva senso. Per altri aveva solo una spiegazione: voler diventare una superapp. Ma non è l’unica: Uber da tempo ha integrato Uber Eats all’interno della propria app principale e PayPal è andato molto vicino all’acquisto di Pinterest.
La vera differenza, per molti, la farà il settore fintech. Le app di gestione finanziaria già dispongono di una serie di dati personali molto sensibili su di noi e sulle nostre abitudini. Inoltre sono in grado di chiudere round finanziari a valutazioni stellari e fare acquisizioni enormi. Ma soprattutto gli utenti si fidano di loro e, nonostante le cattive abitudini finanziare che alcune app stanno trasmettendo alle generazioni più giovani (in USA il 38% di chi ha usato un servizio di BNPL non è riuscito a garantire tutti i pagamenti a rate), non hanno ancora mai contribuito a organizzare un’insurrezione o causare la depressione a migliaia di adolescenti (ogni riferimento è puramente casuale).
Insomma, una superapp occidentale potrebbe cambiare per sempre il nostro rapporto con la tecnologia in occidente. Ma non sarà facile: per riuscirci dovrà sconfiggere i giganti delle Big Tech.
📈 Il grafico della settimana
Più volte in questa newsletter abbiamo parlato del metaverso come l’evoluzione della nostra vita digitale, il momento in cui ci immergeremo in Internet e il tempo trascorso online sarà superiore a quello invece passato in attività offline. E quel momento è sempre più vicino.
Secondo le stime di Ark Invest, infatti, la percentuale di tempo che gli utenti trascorrono online passerà dal 38% di quest'anno al 52% entro il 2030. Nel 2028, in particolare, le persone supereranno la soglia psicologica del 50% e cominceranno a trascorrere online la maggior parte del proprio tempo libero. D’altra parte il covid ha cambiato radicalmente le nostre abitudini e addirittura, secondo una ricerca di McKinsey, l'80% delle interazioni delle aziende con i propri clienti sono già di natura digitale.
Il metaverso, quindi, sembra essere sempre più vicino: i nostri amici, il nostro lavoro, la nostra identità sembrano progressivamente spostarsi online. E Zuckerberg continua ad essere in prima linea per capitalizzare quanto più possibile su questo cambio di abitudini: a Ottobre ha cambiato nome in Meta e da lì non ha più guardato indietro.
Negli ultimi giorni Zuck ha mostrato diversi prototipi di visori VR che presto saranno in grado di ricreare ambienti virtuali realistici "con una fedeltà praticamente perfetta". Inoltre l’azienda ha annunciato un nuovo marketplace dove gli utenti di Facebook, Instagram e Messenger potranno acquistare fin da subito abiti digitali per i loro avatar di brand come Prada e Balenciaga. Stiamo parlando di vestire riproduzioni digitali totalmente personalizzabili di sè stessi comprando oggetti digitali con soldi reali. Una realtà che per la maggior parte di noi sembra inconcepibile. Ma che per Facebook (e per Ark Invest) è molto più vicina di quanto ci possiamo immaginare.
🔥 Le news da non perdere
Una nota circolata all’interno di Amazon afferma che l’azienda entro il 2024 potrebbe avere problemi nel trovare nuova manodopera da assumere all’interno dei magazzini statunitensi (sono finite le persone). La soluzione però potrebbe essere Proteus, il suo primo robot completamente autonomo, progettato per spostare carrelli di grandi dimensioni nei magazzini e dotato di tecnologie avanzate di sicurezza, percezione e navigazione
Grandi notizie da Telegram: l’app di messaggistica ha raggiunto 700 milioni di utenti attivi al mese (rispetto ai 500 milioni che aveva annunciato a gennaio 2021) ma soprattutto ha trovato un business model. Con un abbonamento di 6€/mese gli utenti avranno accesso a Telegram Premium nuove funzionalità come download più veloci, adesivi esclusivi, foto profilo animate e non vedranno gli annunci pubblicitari nei canali
Twitter si prepara a lanciare Twitter Notes, una nuova funzione per pubblicare contenuti senza limiti di lunghezza. Dopo aver acquisito Revue, l’azienda è sempre più intrigata dal settore delle newsletter
Spotify ha recentemente acquisito Sonantic, startup in grado di creare voci umane iperrealistiche a partire da un testo tramite Intelligenza Artificiale per affermarsi ancora di più come leader nel settore dell’audio
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